mercoledì, settembre 29, 2010

COME TI ROVINO LO SPOT

C'erano una volta gli attori. Sto parlando di quelli veri, anche solo quelli con il talento innato, quel dono che pochi hanno ma che a noi che li guardiamo regala tante piacevolissime emozioni.
Poi ci sono loro, i vari reduci di Grandi Fratelli, che diventano qualsiasi cosa basta che li paghino e che consentano loro di rimanere una mezz'oretta in più sotto i riflettori.
In questo memorabile spot, perlatro per una giusta causa, si suppone che l'interprete principale sia quel George Leonard (punto!) che nell'ultimo GF ha brillato di luce ridicola insieme alla fidanzata Carmela Gualtieri, anche lei fugace comparsa del capolavoro.
Ma, passi lo spot in se e per se, soffermiamoci sulle interpretazioni. Sono credibili un po' come se io interpretassi La Ciociara. Il paragone è eccessivo lo so, ma l'espressività di George, che è il fulcro di tutta la storia, è qualcosa che finirà negli annali delle tragedie italiane.
Mi rendo conto,loro forse costano meno di qualsiasi persona in possesso di qualcosa di simile al talento, ma perchè bruciare una cosa così importante con questi 4 sciagattati così disadatti da fare quasi simpatia? Perchè dare il ruolo dell'investitore proprio a George che si vede benissimo che non potrebbe diventare nemmeno parte del pubblico muto di Uomini e Donne?
E basta con le avventure sentimentali dei reduci, basta con le vacanze dei reduci e basta col dare denaro ai reduci per fare cose che tra l'altro non sanno nemmeno fare. Non è sicuramente il caso di questo spot (nei titoli di testa infatti c'è la dicitura "con l'amichevole partecipazione di"), ma ormai ne abbiamo le tasche piene e non è giusto previlegiare loro a discapito di persone che forse hanno ambizioni reali e magari qualche vera capacità artistica.
E ora prepariamoci alla visione di una cosa che non dimenticheremo. Rimarrà impressa nella nostra memoria come l'espressione finale di George Leonard. Da brividi.


lunedì, settembre 27, 2010

AMANTI LATINI

La notizia è di quelle succulente che non si può non commentare. Forse sono arrivata in ritardo, ma questa relazione tra Lele Mora e Fabrizio Corona è un po' il "piatto ricco mi ci ficco" che qui da me è quasi la perfezione.
Devo dire che un po' 'sta cosa me l'aspettavo. A parte che sono quasi sicura che sotto o sopra Lele siano passati quasi tutti i maschi bonazzi che bazzicano la sua agenzia; ma poi Corona, diciamo la verità, si vede che ha il pelo sullo stomaco e che per soldi venderebbe anche la narice destra ad un estimatore di buchi piccini. E poi, dai, tutto quel maschiacciume che ostenta non sembra neanche reale. Sigarettina fissa mezza storta tra i denti; tatuaggi stile trucido come i bulli comandano. Stereotipi alla Village People che non ingannano più nessuno.
In più, per chi ha visto il film "Videocracy", la sequenza durante la quale è davanti lo specchio che si ciancica il bischerino tipo gomma da masticare per vedere se cresce, è esplicativa: forse erano segnali chiarissimi.
Ormai si fa prima a quantificare i capelli di Afef, che quanti ani maschili intonsi esistono nel mondo dello spettacolo. Non si è più sicuri di nessuno e questo duo improbabile è la riprova che per arrivare da qualche parte faticando zero (oddio, anche lì ci sarebbe da determinare se avere sopra o sotto Mora sia più o meno faticoso di un turno alla catena di montaggio), si può fare questo e quell'altro. Il solo penisero dei due coricati nello stesso letto mi fa uscire le bolle piene di pus, ma in realtà la persona che più ha pagato il prezzo è stata la povera Nina. Oggi la vediamo persa nel culto della minigonna ad oltranza, ma immaginiamoci il suo disgusto quando ha scoperto la tresca dei due ominidi che se la intendevano tranquillamente alle sue spalle.
Altro che Belen, quelle non sono corna, anzi, ma avere Lele che miagola nel letto è qualcosa che la mente umana, anche la più sana, non riuscirà mai a sopportare.
Nemmeno con l'ausilio di un allucinogeno a caso.

lunedì, settembre 20, 2010

TANTO E' TUTTO FINTO


"Tanto è tutto finto" è la frase classica che ripeto a me stessa tutte le volte che un film o un telefilm mi fanno soffocare in un mare di lacrime.
Proprio ieri ho rivisto in dvd l'episodio de "Le sorelle McLeod" nel quale una delle protagoniste principali, Claire, muore in un incidente stradale.
Lì per lì ho fatto mia la solita frase di cui sopra; successivamente ho sentito un groppo in gola che se non lo lasciavo sfogare probabilmente mi avrebbe ucciso; dopodichè ho aperto i rubinetti e per una buona mezz'ora abbondante non ce n'è stata per nessuno. Praticamente non mi sono più fermata.
Eppure la consapevolezza che è finzione è fortissima, credo che tutti noi sappiamo perfettamente che nessuno muore davvero e che sicuramente mezzo secondo dopo, "Claire", nello specifico, si sarà fatta una risata e forse una ricca bevuta alla faccia nostra.
Nonostante tutto però, facciamo nostro il dolore altrui e ci immedesimiamo a tal punto in quello che stiamo vedendo/vivendo, sembra reale come le nostre lacrime. Prendiamo il film "Titanic", ad esempio: l'ho visto 3000 volte e 4000 ho pianto come una citrulla neanche Jack fosse un mio parente prossimo. Non ci si abitua mai al dolore/piacere dei films che ci appassionano, salvo evitare accuratamente certe pellicole che si appiccicano addosso con tutti i pensieri che ne conseguono. Malttie terminali tipo "Philadelphia", "Il posto dell'anima", "Voglia di tenerezza" e tutti quelli con strazi, agonie e ospedali vari.

In quel caso, "tanto è tutto finto" è vero per metà. La finzione ci sta tutta, ma quando ero più giovane erano tematiche che non mi sfioravano minimamente, oggi invece un po' mi toccano e mi terrorizzano più del dovuto.
E' anche vero però che un bel pianto liberatorio come quello che ho fatto ieri per Claire, a volte è uno sfogo sacrosanto.
Mettiamo in conto che ero da sola, sul mio scomodissmo divano, immersa nelle praterie australiane a piangere la mia eroina preferita: forse ci sarà stato anche qualcosa di meglio da fare, mi sa, ma ieri quello passava il convento era quello e fra un singhiozzo e l'altro me lo sono goduto tutto pensando che, alla fine e per fortuna, "tanto è tutto finto".






martedì, settembre 14, 2010

IL DIO IN TERRA


Ormai non la bevo più. Da vecchia volpona dei reality, la storia di Mauro Marin, vincitore dell'ultimo Grande Fratello, e i suoi problemi mentali con me non attacca.
Sarà sicuramente vero, ex tossico, il giovane si è trovato ricoverato con la camicia di forza e sedato da bombe che avrebbero rinciucchito anche un cavallo. Vabbè, e durante quel periodo terribile arriva la convocazione al Gf: gli autori, tutti consapevoli dei suoi disturbi psichiatrici, non si perdono d'animo e lo scelgono senza nemmeno avere un quarto di dubbio. Più pazzo è, meglio interagisce con i coinquilini, anzi, se ci scappa uno psicodramma forse è anche meglio perchè gli ascolti si impennano di sicuro.
Come sempre la televisione si bea di nefandezze di questo genere, dopo Paolo Mari, il concorrente più bello nella storia del Gf che sbroccò minacciando di "cacare in giardino" (VIDEO), ecco che è arrivato il sospirato bis.
Mauro Marin, nel suo libro di recente uscita, racconta il suo periodo buio, durante il quale la sedazione e gli infermieri che lo bloccavano al letto, erano quasi la consuetidine.
Però lui invocava qualcuno, a gran voce chiamava il nome del suo "dio in terra" (parole sue), colui che avrebbe potuto salvarlo dalla bestia che si era impadronita di lui. Possiamo non crederci, ma questo "dio in terra" per Marin è Silvio Berlusconi.
E' a questo punto che ho capito che la tv crea dei mostri sempre più pericolosi. Le dichiarazioni di quest'uomo sono deliranti e non è colpa della droga o degli psicofarmaci. L'osanna a quel cosino orrendo è sintomatica, inizialmente avevo capito che questo ragazzo non stava bene, ma dopo aver saputo la storia del dio in terra mi sono persuasa che sul serio in Italia quello che ci sta succedendo forse ce lo meritiamo.
Abbiamo fatto vincere Mauro Marin, con fans club e gruppi di sostegno che neanche per il compianto Pietro Taricone ai tempi d'oro; tutti a dire quanto è simpatico, quanto è buffo quando in realtà era un razzista, maschilista e violento.
Ora la venerazione per quel tappino malefico è la conferma che il delirio non è tutto da attribuire ai problemi mentali: se così fosse l'Italia sarebbe piena di soggetti costretti in camicie di forza, invece sono tutti a piede libero e pronti prendere la penna in mano alle prossime votazioni.
E a quel punto staremo a vedere se per altri sani di mente il dio in terra è ancora qualcuno da adorare o da seppellire insieme al ricordo di Mauro Marin che vince il Grande Fratello.






lunedì, settembre 13, 2010

TELEVISIONE DA ROTTAMARE

Chi mai visto la trasmissione "Velone"? Io stasera per la prima volta e sono rimasta sconvolta.
Mi sono trovata davanti una aspirante showgirl della terza età di quasi 70 anni che dopo aver ballato tipo forsennata il classico stacchetto da bancone, ha raccontato che il giorno del matrimonio, più precisamente durante il pranzo, ha tradito il marito con uno degli invitati. Ha detto che lui, il ganzo, le piaceva e allora sono andati in bagno e tutto il resto. A questo punto c'è stato il taglio che ha interrotto questo interessantissimo spaccato di vita e il faccione di Enzo Iacchetti ha messo fine allo scempio da centro anziani versione hardcore.
Come è INgiusto che sia la signora è stata mandata in finale dalla giuria senza alcun dubbio al riguardo. Non è stata simpatica, nè ironica e nè tantomeno brava, ma ha fatto una dichiarazione mignottesca in linea con il trend del momento, quindi la promozione per lei ci stava come il cacio sui maccheroni.
Barbara Salma Palombelli, presidente di giuria, ha inoltre dichiarato che Velone porta il sorriso, e in un momento così, nel quale la situazione politica ci fa abbastanza piangere, non c'è niente di meglio di un programma come questo. Eh beh certo, assistere allo sputtanamento di una masnada di anziane vogliose di diventare come Belen Rodriguez fa morire dal ridere. Infatti sul suo viso colmo di mestizia sembrava proprio di leggere una insana gioia tutta da decifrare.
Una tragedia. Velone è il programma più tragico al quale abbia mai assistito. E lo dico con cognizione di causa avendo visto praticamente di tutto; questo però è la fiera della terza età che si odia e che non fa nemmeno sorridere.
Non sono comiche, le signore di Velone sono drammaticissime al limite del pianto, se non altro per il fatto che sculettare in cerca di un posto in penombra a 75 anni è qualcosa che non sta nè in cielo nè in terra.
Eppure questa è la tv che si sono impuntati di offrirci. A qualcuno di sicuro piace, la cosa che è fuor di dubbio è che non c'è allegria nel vedere una vecchietta di 88 anni conciata come una ballerina di varietà, che sgambetta alla meno peggio su un palco sotto gli occhi curiosi di una manciata di spettatori assetati di miserie altrui.
E lì di miserie ce ne sono tante, peccato che siano mascherate da gioiosi spaccati di vita che immalinconiscono e mi fanno pensare che certe volte la televisione è brutta, ma proprio brutta brutta.


sabato, settembre 11, 2010

I NUOVI MASCHI

Ormai i pubblicitari ci hanno preso gusto. Più lo spot è discutibile e più loro son contenti perchè i probabili fruitori del prodotto perlomeno ne parlano.
Però non so se fosse questo l'intento quando hanno partorito quella roba penosa che è la pubblicità della Tuborg Light.
Ora, io non ho una vastissima esperienza in campo maschile, però a tutti quelli che ho conosciuto non ho mai pensato di proporre una birretta leggera per non farli ingrassare. Tutti, con la pancia o con gli addominali, amano bere la birra vera, il vino rosso, i cocktail e chi più ha alcool ce lo metta pure.
E non perchè i maschi siano alcolizzati per definizione, solo vedere quei due sciagurati dello spot che reggono il frigorifero pieno di Tuborg con un filo, perchè è leggero come un palloncino, mi fa una pena infinita. Ma come? siamo noi donne a dover combattere con i chili di troppo; noi che fingiamo di rifiutare il vino perchè ci fa ingrassare quando in realtà ne berremmo un fiasco da sole.
I maschi non devono star lì a scegliere la birra leggera per non farsi venire la pancia, è intollerabile. La birra è birra e deve essere come si deve, specialmente se a berla è un maschiaccio che non si depila e non va dal parrucchiere a farsi le sopracciglia ad ali di gabbiano.
Ma oggi siamo tutti troppo presi dal culto dell'estetica e quelli della Tuborg hanno capito che ormai non c'è più differenza tra uomini e donne. La birra light un tempo sarebbe stata esclusivamente per noi, leggerina che non lascia segni e non si attacca sulla trippa. Oggi anche loro anelano la tartaruga e il frigorifero che prende il volo è un sogno che si avvera anche per certi nuovi uomini che si sforzano di assomigliarci, spesso riuscendoci alla perfezione.



martedì, settembre 07, 2010

IL CULO DA ROVESCIO

Okay, può capitare di avere "il culo da rovescio", come si dice dalle mie parti. Vuoi un po' di nervoso perchè c'è da pagare la bolletta del telefono e i soldi sono finiti; vuoi perchè l'azienda è in crisi nera e il tuo posto di lavoro traballa come le testine dei cagnolini di pelouche nelle macchine degli anni 80; vuoi perchè la tua vita fa schifo e la prospettiva di un'altra lunga giornata ti manda al manicomio.
A me succede più di una volta, però cerco di farmela passare perchè penso che c'è chi sta peggio e nel mio piccolo mi ritengo anche fortunata (e qui mi metto a ridere, ma è così).
Isabella Ferrari invece non se la fa passare, anzi, con un paparazzo appostato a Sabaudia (e non a Torre del Lago o San Vincenzo), sfodera il ditino medio che non ammette repliche.
O meglio, qualche replica ci starebbe bene, anche perchè, visto che hai voluto diventare famosa ecco che ti becchi il fotografo e stai pure zitta. Non incarni l'ultima diva in circolazione, anzi, forse nemmeno la penultima e tutte quelle arie da tormentata casomai le lasci a casa e ti comporti da persona normale, quale sei.
Comprendo, ma neanche tanto, che qualche volta si ha bisogno di privacy: ma allora non si va a Sabaudia, ma si opta per un lido meno frequentato dai famosi tipo Marina di Vecchiano, così non si corre il rischio di essere fotografate mentre si passeggia sulla spiaggia parlando al cellulare.
Dura la vita dei vips, altro che i nostri problemi terreni con i quali conviviamo quotidianamente senza mostrare diti medi anche quando sarebbe l'unica cosa da fare.
Forse noi siamo educati e lei no. O forse le paturnie di Isabella Ferrari non sono paragonabili alle nostre e visto che lei è una diva, ci mancherebbe altro.


lunedì, settembre 06, 2010

INTRAPPOLATA NELLA RETE

La rete offre un sacco di cose interessanti e un sacco di ottimi spunti di riflessione. Grazie al blog e a Facebook (ma soprattutto al blog) ho avuto modo di "conoscere" tante persone con le quali ho instaurato un rapporto virtuale più che ottimo.
Poi c'è YouTube che è la mia televisione personale. Lì mi sbizzarrisco nella ricerca di passato presente e futuro e proprio su questa tv personalizzabile si creano fenomeni e traveggole che spesso ti sconvolgono e ti lasciano abbastanza perplessa.
Proprio oggi mi è capitato di vedere un video che sta facendo il giro della rete. Vero o falso non si capisce bene, la cosa sicura è che è girato benissimo e il terrore è percepibile e reale.
La cosa spaventosa di queste "cose" che diventano pubbliche è che la realtà è mischiata con la finzione e la ragazza che finisce sotto la macchina non è chiaro se sia morta o adesso è dietro un monitor che se la ride alla faccia del mondo.
Con internet hai facile accesso allla morte e te la vedi lì, in dimensioni ridotte e ti domandi se stai guardando un film o anche quella è realtà.
Siti di cadaveri, corpi sbriciolati, decessi in presa diretta , tutto questo fa parte del pacchetto "internet" che prima o poi ti si para davanti anche se fai di tutto per evitarlo.
Ora c'è da capire se questo video è vero o falso; in ambedue i casi il cinismo la fa da padrone perchè filmare una morte in diretta, avere soprattutto la forza di farlo, mi sa troppo di progetto scritto a tavolino.
Qualsiasi cosa sia, è stato centrato l'obiettivo. Tutti ne parlano, me compresa, e anche se a parole lo definisco "sciacallaggio" in piena regola, mi trovo ad essere anch'io dalla parte degli sciacalli, postando la testimonianza e parlandone su questo blog.
Niente da fare, sono il navigatore tipo della rete, pronto a (quasi) tutto per soddisfare la curiosità più bieca.
Mi fa schifo ma un'occhiata ce la devo dare, niente scuse, ho inizato con Gemmadelsud e chissà fin dove sarò capace di arrivare..




giovedì, settembre 02, 2010

L'URTO DI VOMITO

Quando lo vedo alla tv mi viene da vomitare, giuro e non sto esagerando. Di lui mi fa schifo tutto, anche il modo che ha di toccarsi i capelli, quel rito che ormai è diventato quasi un suo marchio di fabbrica che ormai non riesco più a tollerare.
Si diverte a prendere in giro la povera gente che lo osanna in quanto "uomo intelligente" e conseguentemente a ciò può permettersi di farsi 3000 donne (o fingere di farlo) e non suscitare orrore, ma invida.
E' una specie di servitore dell'omino pelato e durante le sue ospitate fisse da Brabara D'Urso le domeniche invernali, non perde occasione per difendere l'operato del governo con veemenza e la solita arroganza.
Si circonda di ragazze stupide o affamate di popolarità, per lui sono solo corpi nei quali poggiare quel poco che la natura gli ha donato, in più ha la passione dello sfoggio: sono come dei cagnolini di razza in mano ai ricchi e cretini. E' inutile portasele dietro se ne nessuno le guarda, quindi che siano belle, o perlomeno zozze, così fa anche più impressione.
In quanto donna, diffido molto delle mie simili che si accompagnano con lui. Non parlo di aspetto fisico, il guaio è proprio il suo modo di essere e di porsi al prossimo, così viscido e maschilista che fa ribrezzo.
Credo di non essermi mai espressa in questi termini per nessun'altro, ma costui è uno degli esseri (sempre dopo il cosino pelato e tappo) per il quale provo una sorta di rifiuto fisico e umano.
Sindaco, critico d'arte, opinionista, una sequela di ruoli che altro non fanno che sminuirsi a vicenda. Però suppongo che a lui interessi far cassa e visto che ne sta facendo anche troppa e che ha la querela facile, nonostante sappia con certezza che non leggerà mai il mio blog, ritengo preferibile non fare il suo nome per insultarlo ad oltranza.
Gli avvocati costano e il tizio è abbastanza permaloso, meglio non rischiare visto che di debiti ne ho già abbastanza dei miei.