venerdì, novembre 11, 2022

Come una moglie tradita

La nuovissima serie incentrata sulla vita di Miguel Bosè, dal titolo appunto, "Bosè", francamente mi sta dando dei seri grattacapi. Niente è come sembrava; lui non è come pensavo; quella che io da dolce sedicenne percepivo come malinconia, in realtà era solo semplice insofferenza. Insofferenza anche verso di me, di noi ragazze che lo seguivamo con una devozione che oggi ancora mi commuove. Ma lui non era felice. "Bravi Ragazzi" proprio non la sopportava e detestava essere diventato, cito: "Julio Iglesias delle ragazzine". Botta al cuore peggio di un infarto. Ma come? Io ti seguivo ad ogni concerto a Bussoladomani, arrivavo alle 10 di mattina per aspettarti, vederti, per piangere con le prime note di "If You Break My Heart" e te non mi potevi vedere? Onestamente qualcosa avevo capito: alla fine dei concerti, ovviamente, lo aspettavamo all'uscita del tendone per vederlo un'ultima volta ma la macchina usciva ad una velocità tale che per poco non rischiava l'arresto per strage volontaria. Non guidava lui ma oggi sono certa che le istruzioni erano queste: "vai a tutta birra e caricale se non ne puoi fare a meno". Non si fermava e non ci sorrideva mai, forse qualcosina dovevo capire. 

Negli anni 80 il mio cuore batteva per lui, ma forte proprio. Non sapevo nulla di tutto ciò che questa serie maledetta mi sta raccontando, nemmeno che si era innamorato di Giannina Facio portandola via al suo amico Julio Iglesias. Nemmeno che al Festivalbar, l'estate in cui stravinse con la sua spina nel fianco che era "Bravi Ragazzi", accanto a lui c'era proprio lei, lontana anni luce da noi, da me e da tutto quello che io credevo ci accomunasse. Miguel è stato una persona discutibile, ha fatto scelte discutibili e detestava quello che io ho tanto amato durante gli anni della mia gioventù. Ovvero, la sua musica. Ha cercato di fuggire da quello che lui percepiva come "disgrazia", odiava essere quello che gli chiedevano di essere ma che io ho sempre creduto fosse realmente. Oggi, che sono adulta e vaccinata sul serio con 3 dosi, mi si è aperto un mondo inaspettato su un sogno che mi ha accompagnata per tanti anni. 
Poco mi importa delle sue relazioni, chi se ne frega se Marco Pannella è stato un suo compagno di bisbocce, la tragedia è che odiava la sua musica e noi, nello specifico, me che ero nella mischia.  Alla fine, come per le mogli tradite, a volte è meglio non sapere e accidenti a me che ho scelto con coscienza di vedere queste 6 puntate infernali che hanno aperto la porta su un Miguel Bosè che avrei preferito non conoscere. 
Però, e qui torno ad essere la sedicenne con i capelli a spaghetto e la macchina fotografica nella borsa, un posto nel mio cuore lui ce lo avrà sempre: perchè è stata un'illusione bella, felice e piena di momenti che non dimenticherò mai. Anche se era una specie di romanzo recitato da un cantante che avrebbe preferito essere da tutt'altra parte e che, probabilmente, ci avrebbe usato volentieri per accendere il caminetto, al posto della legna, durante le giornate fredde nella
sua Madrid.

venerdì, agosto 20, 2021

Voglio fare l'influencer

Se rinasco voglio fare l'influencer, ho deciso. Nessuna ambizione se non
quella di mostrare che vivo una vita migliore di quella del resto del popolo e voglio rendere noto anche che pensare non è roba per me. Forse in fondo in fondo su
qualcosina rifletterò anche, ma in linea di massima deve sembrare che la mia vita scorra sul binario, anzi no, sulla pista d'atterraggio di un aeroporto a caso
, delle “only good vibes”.  L'esistenza di queste ragazze fortunatissime, a mio parere, è scandita dai post che pubblicano su Instagram. Esempio: Giulia De Lellis ha tenuto a farci vivere le sue vacanze lussuose praticamente giorno dopo giorno. Barca, resort, spiagge esclusive e un fidanzato sullo sfondo che ha il suo perchè in quanto gradevole d'aspetto e rampollo di una famosissima dinastia italiana. Chiara Ferragni mostra ogni giorno completini, pardon, outfit, che probabilmente potrà indossare solo lei nei secoli dei secoli. La ragazzina che sbava per essere il suo clone al limite si adatterà con l'imitazione dei cinesi. Nella migliore delle ipotesi.

E questo è il loro lavoro. Cioè, qualche azienda le paga per promuovere alberghi, marchi, pardon, brand, e loro incassano senza fare praticamente nulla. No, attenzione, farsi le foto a tutte le ore ed essere costrette ad essere costantemente
presentabili non è roba da poco. Quando sono 45 gradi all'ombra queste povere figliole devono fingere frescura e non sudare come facciamo noi anonime donnine normali. La De Lellis è sempre in posa ed è alta un metro e una caciotta però si finge altissima e noi crediamo veramente che lo sia. E le sorelle Nasti? Graziose e vuote come la birretta che stasera ho lasciato sul tavolo dopo cena, eppure si guadagnano da vivere tacendo e mostrando quanto sono magre e fortunate. Ovvio che se aprono bocca la magia svanisce e loro, suppongo e spero, ne sono perfettamente consapevoli.

Nonostante magagne e falle però le influencer, che non si capisce bene su cosa dovrebbero influenzarci visto che il mondo in cui vivono loro è fuori dalla portata della maggior parte di noi, passano in cassa e monetizzano anche l'aria che respirano. Perlomeno, Ferragni a parte, quelle più in voga al momento. 

Che poi oggi, se una ragazza è disoccupata e posta tre foto al giorno su Instagram e 2 video su Tik Tok si autodefinisce immediatamente "influencer", perchè è un termine che racchiude un mestiere che in realtà esiste per poche fortunate. Fortunate, sì e lo ribadisco, perchè oggi essere carine e sfrontate è come vincere alla lotteria. Non la lotteria che avrei voluto vincere io da giovane, quando qualche ambizione che non fosse farmi vedere tutta inarcata sullo yacht in mezzo al Mediterraneo, ce l'avevo pure. Ma oggi che sono sul viale del tramonto, a ripensarci, quanto meno avrei faticato e patito. Due fotine con la gambina piegata, due didascalie in inglese e un tramonto con due flute di champagne in primo piano.

 Assegno o bonifico? Bonifico, grazie e alla prossima.


venerdì, luglio 16, 2021

Damiano e le tardone

Di Damiano David, frontman dei Maneskin, ormai sappiamo tutto, o quasi. Bravissimo, bellissimo, fascinoso, performer di alto livello, e vai con i complimenti che si sprecano come i fazzolettini quando sei
raffreddata. E' pieno di talenti, questo giovane uomo, che sono innegabili e sotto gli occhi del mondo intero, ma in più, e questo è un surplus ad appannaggio di pochi, piace tantissimo a noi tardone. Lo so, il termine è terribile anche se a scriverlo è proprio una di loro per meriti (o demeriti) di età
 , ma la verità nuda e cruda è proprio questa.

La prima fu Alba Parietti ai tempi insospettabili di "X-Factor", talent che consacrò la band come fenomeno emergente. Rilasciò dichiarazioni piene di passione nei confronti del giovanissimo Damiano e sul momento noi, più giovani della nota apripista, ridacchiammo  di cotanta veemenza, anche se con un occhio guardavamo la lap dance del giovanotto, mentre con l'altro cercavamo di mascherare le palpebre cadenti con l'aiuto di Remescar. Piano piano però, vuoi con il graffio al cuore che ci dava quel "quindi Marlena torna a casa", vuoi per la sopraggiunta maggiore età del ragazzo, un po' il mondo delle over ha iniziato a prendere coscienza che apprezzare chi potrebbe esserci figlio ma in realtà non è neanche un lontano parente, non sarebbe stato poi tutto quel peccato mortale. Ed eccoci a seguirlo su Instagram come tante ragazzine in piena tempesta ormonale, nascondendoci dietro al fatto che sì è bello che non ci si crede ma è stupefacentemente bravo e "prendi la mia mano bella senorita" è l'ennesino incipit di un capolavoro.

Poi arriva Sanremo e da lì abbiamo messo in soffitta la vergogna. Sicure del fatto che Ivana Trump, Sandra Milo e Madonna hanno fatto sicuramente di peggio, ci siamo decise a  palesare questa passione giovanile al profumo di menopausa ed abbiamo eletto i Maneskin, nostro gruppo preferito dopo i Duran Duran. Non ci siamo scoperte del tutto perchè ancora  non eravamo certe se si sarebbe trattato di un fuoco di paglia  o meno, ma il giorno dopo la loro vittoria al Festival, Facebook, che è il social di noi adolescenti con detenzione libera di Ymea, abbiamo dato il meglio. Bellissimo pezzo, vittoria meritata, finalmente qualcosa di nuovo, ragazzi eccezionali, energia pura, w il rock e magari qualche anno prima la nostra canzone di riferimento a Sanremo era "Nonno Hollywood" di Enrico Nigiotti, per dire. 

In seguito è stato un crescendo di esposizioni senza vergogna. Sull'account Instagram di Damiano trovo likes insospettabili di amiche più giovani della sua mamma e proprio oggi chi scrive ha visto per la prima volta il video di "I Wanna be Your Slave" e l'ha trovato bellissimo. Chi scrive vorrebbe affittare una ragazzina per andare al concerto dei Maneskin il prossimo anno. Chi scrive è una simpatica tardona che ogni tanto riscopre la gioventù perduta. 

Ma sul talento dei Maneskin non ci sono basi di discussione, aldilà dei nostri ormoni sopiti e risvegliati, i ragazzi sono oggettivamente bravi e qualcuno di loro anche oggettivamente bello. Lasciateci sognare, tra una rughetta scoperta la mattina e un cedimento strutturale emerso al tramonto, suvvia, il profumo di gioventù è linfa e gioia.

Per sentire l'odore aspro di un letto da cambiare, c'è ancora tempo.



  


sabato, marzo 20, 2021

NESSUNO E' PROFETA IN PATRIA

Se prima ero una blogger che avrebbe voluto fare esclusivamente la blogger, oggi sono una  blogger che vorrebbe ancora fare la blogger ma che nel frattempo non ha più il suo vecchio lavoro ed ha iniziato a produrre calamite e piccolo artigianato ma che ha ancora una grande passione per la scrittura che però non le consente di portare a casa i soldi necessari per vivere. Fin qui, a parte la lunghezza del periodo, la situazione è chiara e di facilissima comprensione. Fino al 2018 non ne ero a conoscenza ma ho scoperto che per riuscire ad iniziare quella che vuoi far diventare la tua attività lavorativa, i social media sono fondamentali. Nessun problema, abbiamo pensato io e la mia consanguinea, apriamo i nostri bei canali Facebook e Instagram e vedrai che successone. Eravamo fiduciose a livelli commoventi, così abbiamo creato le pagine del "negozio virtuale" appena aperto sulla piattaforma Etsy e abbiamo mandato inviti, pubblicizzato la pagina a voce, per mail, invitato chiunque a mettere "mi piace" e francamente i più hanno anche accettato. Passa il tempo e l'entusiasmo non si affloscia, anzi, sempre più assatanate del nostro nuovo lavoro ci tuffiamo nella promozione social che neanche la De Lellis e la Ferragni. Nel frattempo la nostra piccola e virtuale azienda prendeva una direzione del tutto inaspettata: la vie delle Americhe. Eh si, perchè le nostre calamite, i nostri sottobicchieri, i nostri portachiavi e le altre cosine, sono tanto piaciuti alla platea a stelle e strisce al punto tale che qualcuno lo abbiamo anche fidelizzato, riceviamo ordini specifici e produciamo oggetti a richiesta del cliente. Soddisfazione a pioggia proprio. Ma, come Laura Pausini ha sempre desiderato avere il successo nella sua Italia oltre che in Brasile e Guatemala, anche per noi, piccine e nere, il nostro paese un po' ci mancava e ci manca ancora. Infatti, lo stivale preferisce comprare maglie o braccialetti che declamano "amo la stronza che è in me" o "sticazzi", piuttosto che i nostri portachiavi amorosi con "Le Sorelle McLeod" o i nostri quadretti stampati a mano con citazioni che non includono le parolacce.  Instagram ci ama solo se scriviamo in inglese, qualche sporadico nostro conterraneo acquista da noi, quasi sempre tornando, ma i prodotti che vendiamo vanno a ruba nello stato di New York o a Chicago ma non a Lamporecchio o a Poggibonsi. Perchè? Sui social, se scrivo in italiano ( e ripeto e confermo che non parlo inglese ma mi appoggio ad amiche piene di umanità o mi avvalgo di traduttori a tutta randa ) potrei anche creare una Divina Commedia più bella di quella di Dante Alighieri che tanto non riceverei mai un "lo voglio" o "prezzo?" o "mio!" che leggo sotto i vari post di " sono una vera diavola" o "non mi rompete il cazzo" in bella mostra su t-shirt e altre amenità. 

"JoyHandmadeItalia" o "Joy" come abbiamo chiamato la nostra speranza di riscatto è proprio "gioia" anche se gli italiani lo ignorano.  Anche se non accettano gli inviti a visitare la nostra pagina o non hanno voglia di aiutare una piccola realtà pigiando quel ditino su Facebook o quel cuoricino su Instagram. Non costa nulla, non implica nulla ma fa bene alla crescita di qualcosa che può e deve diventare una attività.  Nonostante tutto però, io che sono l'addetta ai social, continuerò ad imperversare con i miei post lunghi e pieni di fotografie perchè la verità è che mi piace  scrivere anche se nessuno mi legge.  E quando sono costretta ad usare l'inglese e mi tocca  comporre frasi di 10 parole per non fare errori, divertendomi come quando una zanzara ronza vicino alle orecchie, mi impegno fortemente perchè quello è un mercato che ci ha capite, incoraggiate e ci ha fatto andare avanti in  questi  pochi anni di vita. Quindi, cari tutti, come nelle migliori tradizioni e parafrasando le mode del momento, "non mi stressate" perchè "sono o non sono una vera stronza?" E ora, aspettatevi i portachiavi parolacciosi e che mandano anche a quel paese perchè è così che funziona, e se si azzardano a non andare a ruba dal Piemonte alla Sicilia...niente, "sticazzi" !



venerdì, marzo 19, 2021

L'AMORE E' UNA COSA SEMPLICE (SE NON SEI IN PRIMA SERATA PER 6 MESI SU CANALE 5)

Oggi parliamo d'amore, però com'è nello stile di questo blog, senza sdolcinamenti  o citazioni colte. Quindi, l'argomento del giorno è sì il sentimento che muove il mondo, ma visto dalla parte di Tommaso Zorzi e Francesco Oppini. Chi mi legge, almeno un minimo dovrebbe conoscere la storia tutta da reality di questi 2 ragazzi, uno dei quali omosessuale dichiarato. Durante la permanenza nella Casa del "Grande Fratello Vip" edizione 20/21 Tommaso ha scoperto di provare una specie di cotta per il figlio di Alba Parietti, etero e fidanzatissimo da diversi anni. Come sempre accade sono nati dei gruppi social denominati "le bimbe degli Oppiners",  "Le bimbe di Tommy", "le bimbe di Tommy e Fra",  ragazzine (ma anche no) innamorate di una relazione apparentemente senza speranza. La faccenda raggiunge vette al limite dell'assurdo dal momento in cui la teoria del "è una coppia bellissima" perde completamente il suo senso logico perchè Francesco dichiara apertamente di volere proprio Tommaso come testimone di nozze. Amore amore amore un corno, mi viene da dire. 

Ed è anche per questo che le parole "amore" o "amicizia" o  "ti voglio bene" nei reality acquistano un significato del tutto nuovo. Perchè se le velate dichiarazione di amicizia mista ad amore fraterno che Francesco dichiarava a Tommy fuori e dentro la Casa sembravano quasi delle paraculate cosmiche, mi chiedevo allora e mi chiedo ancora oggi, il senso di tutta la questione in essere. A casa mia le cose funzionano così', seguite il ragionamento: io provo qualcosa per Giovanni che però è fidanzato; Giovanni un po' mi illude giocando la carta dell'amicizia e del "per te ci sarò sempre", lanciando messaggi che cozzano tra loro ma che un po' mi fanno ben sperare; non contento di tutta questa cattiveria immotivata, se ne va in giro con il mio maglione, la mia sciarpa, come a voler portare con se qualcosa di me senza in realtà poterlo avere veramente; io lo adoro sempre di più ma lui continua a vivere serenamente il fidanzamento alla faccia del mio amore senza via d'uscita. Oggettivamente, se al posto di Tommaso Zorzi ci fossi io e al posto di Francesco Oppini ci fosse Giovanni e se non fossimo su Canale 5 in prima serata, uno come Oppini, sarebbe stato senza ombra di dubbio il bersaglio delle freccette avvelenate delle mie amiche. Probabilmente anche delle amiche di chiunque perchè l'amore, come dice Tiziano Ferro, è una cosa semplice e c'è poco da mescolare le carte. Il mio stupore è vedere quante donne hanno creduto in questa pseudo storia a senso unico, confondendo Oppini e Zorzi con Romeo e Giulietta 2.0. E anche questa roba dei social che sono popolati da personaggi di dubbia coscienza e intelletto è spaventosa e deprimente allo stesso tempo. Come è stato deprimente assistere ai siparietti d'amore alla "Brokeback Mountain" senza scomodare l'omosessualità perchè uno dei due è un maschio alfa o beta o gamma, fidanzato e eterosessuale convinto, secondo le regole imposte dalla società. Nel gioco dell'amore in tv vale anche imbastire una relazione che non esiste ma che esiste ai fini dello show, sapendo perfettamente che "magari qualcuno ci casca" come in effetti è avvenuto.  E la coppia rimane che uno è omosessuale e uno non lo è, però è amore lo stesso dal momento che si vogliono bene. Allora è amicizia. No, è qualcosa di più perchè insieme sono bellissimi e anche l'amicizia ad un certo punto diventa amore. No, l'amicizia è affetto e l'amore è amore caro Francesco Oppini figlio di Alba Parietti e Franco dei Gatti di Vicolo Miracoli. E' elementare come l' ABC, semplice come i numeri dall' 1 al 10, e dritto come La Linea di Cavandoli. Perlomeno questo è quello che succede a noi che non andiamo in diretta per sei mesi su Canale 5. Ma forse, come sempre, è tutta colpa di Signorini.


domenica, dicembre 10, 2017

IL GF VIP E LE MIE OPINIONI NON RICHIESTE

Non mi nascondo dietro a un dito: il trash televisivo mi rapisce da sempre, una sorta di sindrome di Stoccolma de noartri, una fascinazione che non conosce confini e che, ogni qual volta il vip si esprime al peggio, zac, rimango folgorata. Con la seconda edizione del Grande Fratello Vip però mi sono superata. Ho iniziato a seguire la prima puntata covando una sorta di antipatia per partito preso verso una buona parte dei concorrenti. Credevo di essere guarita, l’anno scorso la Marini e Bettarini fecero di me la loro devota schiava, questo giro, mi sono detta, la De Lellis e Malgioglio non mi avranno. MAI. Direi invece che è andata anche peggio. Mentre per l’edizione passata mi son limitata a seguire il canale 34 senza prendermi troppo a cuore le sorti di nessuno, questa volta sono entrata nella Casa di Cinecittà come la tipa del  video  “Take on me”, entra nel fumetto. Tanto per iniziare mi sono schierata: di sicuro dalla parte opposta rispetto a dove stavano i fratelli Rodriguez, i miei primi nemici da abbattere. Dopodichè, combattendo con me stessa e con la mia età, ho simpatizzato fortemente con Giulia De Lellis. A quel punto ho formato il gruppo dei preferiti. E per finire ho dato il peggio del peggio. Ho raggiunto l’abisso della vergogna, mi sono macchiata, sporcata, sono rotolata nelle feci e ho fatto il bagno nel fango. Ho usato i social come una specie di brontolona 2.0. Ma di quelle anche un po’ moleste, quelle che quando si leggono proviamo compassione e pensiamo: “ma questa qui non ce l’ha una vita sua?” Ho smodatamente usato Instagram per protestare, esprimere opinioni non  richieste e bacchettare il terzo mio nemico giurato di questa edizione del Grande Fratello Vip: Gabriele Parpiglia. Uno degli autori del reality, reo, a mio avviso, di favorire due concorrenti in particolare penalizzando palesemente tutti gli altri. Ma non solo. Ho scritto in un profilo di Ilary Blasi gestito dai fans, ho litigato con un paio di persone che difendevano Ignazio Moser, ho manifestato pubblicamente la mia simpatia per Giulia, Luca, Ivana, Aida e il mio totale disprezzo per i fratelli Rodriguez, ho espresso la più completa disistima per Alfonso Signorini, l’antipatia feroce per Daniele Bossari e oggi su Instagram seguo anche Raffaello Tonon. Una blogger in piena dipendenza da reality che non ha possibilità di guarire perchè siamo a poco più di un mese dalla partenza de L’Isola dei famosi: non so ancora se ricomincerò da capo o mi ripulirò l'immagine con qualcosa a caso su Rai 5. In realtà già so che sostituirò la De Lellis con qualcun'altra e odierò smodatamente un concorrente desnudo al posto del duo Rodriguez. E sarà nuovamente coming out.


giovedì, settembre 14, 2017

NON MI SAREBBE BASTATO MAI

Succede che accendi lo stereo in macchina e parte una canzone. Di colpo vieni catapultata in momenti vissuti che ti spezzano il fiato per quanto sono intensi e in men che non si dica ritorni ad un fotogramma preciso che, non si sa come, ricordi ancora alla perfezione. Te che rifai il tuo letto e pensi che questa canzone sarà per sempre quella che ti parlerà di lui. Anche fra 100 anni tutte le volte che la ascolterai saprai che  “tu, tu non mi basti mai” è per qualcuno che poi non è mai arrivato. Non è mai arrivato perché il destino ha virato all’improvviso da tutt’altra parte. Perdite ematiche, ecografia, e bum, tutto finito. Rimane la ninna nanna che avrei voluto cantare a lui, perché inspiegabilmente era Samuel che sapevo doveva arrivare nella mia vita e non Scilla. In quel periodo, che vorrei tanto fosse confuso invece ho ancora nitidissimo nella mente, la vita un po’ mi sorrideva e un po’ mi dava calci nel sedere. Però avevo la prospettiva di avere qualcuno con me che sarebbe arrivato a darmi tante di quelle cose che al confronto quelle che gli avrei dato io erano briciole. Mi sentivo bella, magra, piena di energia e positività. Già sentivo l’istinto forte di protezione per qualcuno che mi cresceva nella pancia e ancora era un puntino minuscolo che, in realtà, nemmeno c’era. Perché c’era ma non c’era davvero e in poco più di due mesi la felicità si è trasformata in inferno in terra. Per anni la canzone di Lucio Dalla non ho potuto sentirla senza farmi venire il groppo in gola. Poi, piano piano, dopo quasi 20 anni ho trovato il coraggio di inserirla di nuovo nella playlist della macchina. Ancora oggi, dopo tutto questo tempo, il primo pensiero va ancora a quel puntino mai formato al quale avevo già dato il nome. Al momento preciso in cui ho scelto questa canzone come ninna nanna per lui. A quanto questo sberleffo crudele ha modificato il corso di tutta la mia esistenza futura. A come sarebbe stato bello il mio Samuel, l’unico e solo vero gioiello della mia vita.