venerdì, agosto 28, 2015

DEDICATO AL MIO BABBO

Il mio babbo se n’è andato il 10 febbraio 2015 alle 15,47, se non ricordo male. Era una bellissima giornata di sole, ed ho pensato che era proprio il giorno giusto per lui che non amava particolarmente l’inverno. Dedicare un post al mio babbo? Ho perso così tanto tempo a scrivere di persone che neanche conosco che stavolta ho deciso di parlare di qualcuno che ho avuto vicino da sempre. Che mi ha fatto incavolare come una bestia più di una volta, specialmente quando parlavamo di politica. In famiglia siamo tutti di sinistra ma io ritengo Renzi soprattutto di destra. Lui no, per lui in quanto del Pd era per forza della nostra parte anche se parlava come Berlusconi.
Il babbo nasce come scavezzacollo. A 6 anni già fumava, credo che come partenza non sia delle più rassicuranti, ma lui è sempre stato un discolo e così è rimasto fino al 10 febbraio 2015. E’ cresciuto ma è rimasto il bimbo biondo della foto col carretto che abbiamo a casa. Non è mai stato un genitore semplice da gestire. Ha bruciato denaro, ha combinato guai, per un periodo è stato assente come babbo, ma alla fine è sempre riuscito a farsi perdonare perché in fondo era un uomo davvero buono. Aveva molti amici, non tutti sinceri, ma molti lo sono stati. Anche quelli nuovi, quelli degli ultimi 7/8 anni, hanno dimostrato di volergli un gran bene e per lui hanno sempre speso solo belle parole. Era molto buffo il babbo, specialmente quando sbagliava le parole o leggeva l’inglese proprio come era scritto. Noi glielo dicevamo, guarda che in inglese la pronuncia è diversa. Lui però era convinto del fatto che siccome era scritto Facebook, la pronuncia giusta doveva essere per forza faceboc, sennò lo avrebbero scritto in un altro modo. Gia, Facebook, per lui era la finestra sul mondo degli ultimi anni. Seguiva tutta la bacheca con attenzione, passava ore a scorrerla e a guardare le foto e ogni tanto ci chiedeva di scrivere qualcosa a suo nome perché ci avrebbe messo troppo con la tastiera del cellulare. Poi aveva Whatsapp con il quale mandava messaggi  anche a noi figliole. Una volta ce ne ha  mandato uno vocale che non ho ancora avuto il coraggio di riascoltare.
Secondo me il babbo era anche un bell’uomo o perlomeno piaceva molto. Una volta era seduto davanti casa e dei cinesi gli hanno  fatto una foto. Aveva il cappellino colorato ed era piuttosto sgargiante, chissà, se non altro in Cina qualcuno da qualche parte avrà un ricordo di lui che magari non ricorda neanche più di avere. Sapeva ascoltare e amava la compagnia un po’ di tutti. Con lui si fermavano venditori africani, turisti di passaggio, anziani in cerca di qualcuno con cui parlare, quando sedeva davanti casa raramente restava da solo. Era Giancarlo, il Cerrini, il Papa, Ghiacciolo, Charlie,  tutti soprannomi che negli anni gli amici hanno scelto per lui. E a lui piacevano tutti.
Sarebbe retorica dire che mi manca tanto, che sto male, che lo penso tanto. Questo post non deve essere triste perché quando scrivo dei vips  butto qua e là un po’ di ironia, stavolta mi viene meno ma lo stesso non voglio tristezza e nemmeno ricordi strappalacrime. Il Cerrini conosceva poco la tristezza, la sfangava sempre in una maniera o in un’altra e la parola “depressione” nel suo vocabolario è sempre stata praticamente inesistente. Era un godereccio, amava mangiare, ha fumato per anni e non ha mai disdegnato un bicchiere di vino. Il babbo era l’uomo imperfetto praticamente perfetto, forse per questo tutti gli hanno sempre voluto bene. Perché era lo specchio dentro il quale le persone vedevano qualcosa di se, lui, con tutti i suoi difetti, non si nascondeva e non fingeva di essere meglio di quello che era in realtà.  Per me, per noi, era il babbo e il marito che ci ha fatto tanto arrabbiare ma al quale abbiamo sempre voluto un gran bene. Oggi che non è più con noi è come se mancasse un pezzetto del nostro cuore, la sua presenza era fortissima e così lo è stata fino al 10 febbraio 2015, quando ha deciso che forse era arrivato il momento di gettare la spugna e farla finita di patire.

Ci ricorderemo sempre le  parole che ci ha detto quel giorno, quando lo abbiamo lasciato all’ospedale con la mamma prima di venire a casa a mangiare: babbo tanto ci vediamo dopo, ma te come stai? Io sto bene. E sono sicura che ora è davvero così.