venerdì, settembre 04, 2015

RITIENITI FORTUNATA CHE HAI UN LAVORO

“Ritieniti fortunata che hai un lavoro” è la frase che accompagna un po’ tutti noi che, gran botta di culo, un lavoro ce l’abbiamo davvero. E in effetti è proprio così, in momenti storici come questo già il fatto di avere una busta paga a fine mese è un po’ da paragonare alla vittoria della Lotteria della Befana il 6 Gennaio. Il problema però è che spesso tutta questa fortuna non viene vissuta poi come tale, nel senso, sì ho un lavoro e riesco a pagare mezze bollette, ma il resto della vita?

Dieci ore di lavoro con turni massacranti a pochi spiccioli più di 1000 euro, davvero è tutta questa gran fortuna? Okay, peggio non avere neanche quelli. Perfetto, allora vedendo la questione in quest’ottica, meglio ancora avere ereditato 3 milioni di euro dallo zio d'America e vivere di rendita. Tutto sommato ognuno di noi è ben contento di lavorare per poco o per molto, guardandoci attorno vediamo solo disperazione, sfacelo e lotta agli immigrati anche quando non ci hanno fatto nulla personalmente. Però capita che, quando capisci, prendi coscienza e ti rendi conto che non ti potrai mai permettere il viaggio dei tuoi sogni a New York e lavori 9 ore al giorno come un pazzo, un po’ senti che forse tutta questa gran fortuna in realtà è piovuta sopra qualcun ‘altro. Di questi tempi se osi solo pensare una roba come quella che sto scrivendo in questo momento quasi quasi potrebbero fucilarti nella pubblica piazza e magari, sotto un certo punto di vista, la cosa sarebbe anche giusta. Ma vivendo sulla propria pelle una realtà che non ti regala nulla e nemmeno te lo presta, a volte ti poni delle domande e non trovi mai le risposte che cerchi. Il lavoro è un diritto di tutti noi, ma è anche un nostro diritto guadagnare in proporzione al lavoro svolto. La fatica, l’impegno, la volontà di arrivare a fine giornata a volte sono sottovalutati e impliciti in un contesto che non è quello giusto. Io lavoro per vivere e vivere costa una cifra che non percepisco, o perlomeno che non mi consente di vivere in  maniera dignitosa. E badate bene, ho usato la parola “dignitosa” che ha un significato ben preciso. Pagare i conti, mangiare, vestirsi, far fronte alle emergenze e ogni tanto pensare anche a se stessi ha un costo che con uno stipendio medio non riesci a coprire nemmeno se fai il doppio salto carpiato. Però sei lo stesso fortunato ed è proprio così che ci siamo abituati a ragionare. Riesci a saldare tutte le spese di casa o quasi, vivi murato vivo perché una serata in pizzeria porta via contanti alla bolletta della Telecom, ma ti ritieni un eletto e non ti devi lamentare. E’ un po’ come dire, okay, mi manca un dito del piede ma tanto la vita mi sorride perché ne ho altri 9. Una magra, magrissima consolazione.