domenica, dicembre 10, 2017

IL GF VIP E LE MIE OPINIONI NON RICHIESTE

Non mi nascondo dietro a un dito: il trash televisivo mi rapisce da sempre, una sorta di sindrome di Stoccolma de noartri, una fascinazione che non conosce confini e che, ogni qual volta il vip si esprime al peggio, zac, rimango folgorata. Con la seconda edizione del Grande Fratello Vip però mi sono superata. Ho iniziato a seguire la prima puntata covando una sorta di antipatia per partito preso verso una buona parte dei concorrenti. Credevo di essere guarita, l’anno scorso la Marini e Bettarini fecero di me la loro devota schiava, questo giro, mi sono detta, la De Lellis e Malgioglio non mi avranno. MAI. Direi invece che è andata anche peggio. Mentre per l’edizione passata mi son limitata a seguire il canale 34 senza prendermi troppo a cuore le sorti di nessuno, questa volta sono entrata nella Casa di Cinecittà come la tipa del  video  “Take on me”, entra nel fumetto. Tanto per iniziare mi sono schierata: di sicuro dalla parte opposta rispetto a dove stavano i fratelli Rodriguez, i miei primi nemici da abbattere. Dopodichè, combattendo con me stessa e con la mia età, ho simpatizzato fortemente con Giulia De Lellis. A quel punto ho formato il gruppo dei preferiti. E per finire ho dato il peggio del peggio. Ho raggiunto l’abisso della vergogna, mi sono macchiata, sporcata, sono rotolata nelle feci e ho fatto il bagno nel fango. Ho usato i social come una specie di brontolona 2.0. Ma di quelle anche un po’ moleste, quelle che quando si leggono proviamo compassione e pensiamo: “ma questa qui non ce l’ha una vita sua?” Ho smodatamente usato Instagram per protestare, esprimere opinioni non  richieste e bacchettare il terzo mio nemico giurato di questa edizione del Grande Fratello Vip: Gabriele Parpiglia. Uno degli autori del reality, reo, a mio avviso, di favorire due concorrenti in particolare penalizzando palesemente tutti gli altri. Ma non solo. Ho scritto in un profilo di Ilary Blasi gestito dai fans, ho litigato con un paio di persone che difendevano Ignazio Moser, ho manifestato pubblicamente la mia simpatia per Giulia, Luca, Ivana, Aida e il mio totale disprezzo per i fratelli Rodriguez, ho espresso la più completa disistima per Alfonso Signorini, l’antipatia feroce per Daniele Bossari e oggi su Instagram seguo anche Raffaello Tonon. Una blogger in piena dipendenza da reality che non ha possibilità di guarire perchè siamo a poco più di un mese dalla partenza de L’Isola dei famosi: non so ancora se ricomincerò da capo o mi ripulirò l'immagine con qualcosa a caso su Rai 5. In realtà già so che sostituirò la De Lellis con qualcun'altra e odierò smodatamente un concorrente desnudo al posto del duo Rodriguez. E sarà nuovamente coming out.


giovedì, settembre 14, 2017

NON MI SAREBBE BASTATO MAI

Succede che accendi lo stereo in macchina e parte una canzone. Di colpo vieni catapultata in momenti vissuti che ti spezzano il fiato per quanto sono intensi e in men che non si dica ritorni ad un fotogramma preciso che, non si sa come, ricordi ancora alla perfezione. Te che rifai il tuo letto e pensi che questa canzone sarà per sempre quella che ti parlerà di lui. Anche fra 100 anni tutte le volte che la ascolterai saprai che  “tu, tu non mi basti mai” è per qualcuno che poi non è mai arrivato. Non è mai arrivato perché il destino ha virato all’improvviso da tutt’altra parte. Perdite ematiche, ecografia, e bum, tutto finito. Rimane la ninna nanna che avrei voluto cantare a lui, perché inspiegabilmente era Samuel che sapevo doveva arrivare nella mia vita e non Scilla. In quel periodo, che vorrei tanto fosse confuso invece ho ancora nitidissimo nella mente, la vita un po’ mi sorrideva e un po’ mi dava calci nel sedere. Però avevo la prospettiva di avere qualcuno con me che sarebbe arrivato a darmi tante di quelle cose che al confronto quelle che gli avrei dato io erano briciole. Mi sentivo bella, magra, piena di energia e positività. Già sentivo l’istinto forte di protezione per qualcuno che mi cresceva nella pancia e ancora era un puntino minuscolo che, in realtà, nemmeno c’era. Perché c’era ma non c’era davvero e in poco più di due mesi la felicità si è trasformata in inferno in terra. Per anni la canzone di Lucio Dalla non ho potuto sentirla senza farmi venire il groppo in gola. Poi, piano piano, dopo quasi 20 anni ho trovato il coraggio di inserirla di nuovo nella playlist della macchina. Ancora oggi, dopo tutto questo tempo, il primo pensiero va ancora a quel puntino mai formato al quale avevo già dato il nome. Al momento preciso in cui ho scelto questa canzone come ninna nanna per lui. A quanto questo sberleffo crudele ha modificato il corso di tutta la mia esistenza futura. A come sarebbe stato bello il mio Samuel, l’unico e solo vero gioiello della mia vita.

venerdì, settembre 08, 2017

IL TUTTOFARE JEREMIAS

Tra pochi giorni, su Canale 5, avrà inizio la seconda edizione del “Grande Fratello Vip”, ove per “vip” si intende anche, tra gli altri, chiunque abbia poca voglia di lavorare, o un parente famoso, o una buona dose di faccia tosta. Il settimanale “Sorrisi e Canzoni” naturalmente ha dedicato la copertina di questa settimana a questo imperdibile evento ( del quale, ennesimo coming out, io mi cibo per mesi e mesi) mostrandoci volti, nomi e professioni dei partecipanti al reality show. Su tutti, spiccano due personaggi, vuoi per le facce non proprio conosciute a buona parte del popolo italico, vuoi per la dicitura accanto al proprio nome di battesimo. Sto parlando di “Giulia De lellis – esperta di tendenze e Jeremias Rodriguez _ tuttofare.
La prima è la compagna di Andrea Damante, concorrente della precedente edizione, nonché tronista di Maria De Filippi. Ed è proprio ad “Uomini e Donne che il giovanotto scelse Giulia, all’epoca, disoccupata e corteggiatrice. Oggi, per una serie di motivi a noi oscuri, a parte ospitate dalla D’Urso, qualche apparizione a “Bring The Noise” su Italia 1 e un canale Youtube nel quale insegna l’arte del make up, la De Lellis diventa “esperta di tendenze” dalla sera alla mattina.
Ma la professione che più ci incuriosisce è quella del giovane Jeremias: “tuttofare”. Costui è il fratello di Belen Rodriguez. Nessun lavoro, nessuna apparente attitudine, qualche foto su Instagram in cui urina a cielo aperto per le vie di Milano in compagnia del cognato Francesco Monte, una amicizia con Andrea Iannone ed ecco che di botto, oltre che a “vip” diventa anche “tuttofare”. Anche perché dire “vagabondo mantenuto dalla sorella” pareva brutto e poco attinente con la “vippitudine” che per partecipare a questa edizione del Gf è fondamentale. Del ragazzo sappiamo pochissimo, la cosa che salta agli occhi che lavorare non è una delle sue ambizioni. E’ arrivato dall’Argentina ed ha capito che alzarsi presto la mattina in casa Rodriguez fa male alla salute, quindi tutti i membri della famiglia hanno deciso che basta uno di loro a portare a casa la pagnotta. E Belen, che è riuscita a diventare ricca sfondata solo facendo due cretinate alla tv e sui giornali, si è presa l’onere di farsi carico di fratello, sorella e genitori regalando loro una vita agiata e lontana anni luce da quella di noi poveri cristi costretti a sgobbare da mattina a sera.
E Jeremias ha preso la palla al balzo quando gli è stato offerto di stare tre mesi rinchiuso in una casa a chiacchierare, tramare, fumare e poco altro. Praticamente ha trasferito la propria esistenza da Milano a Roma con l’aggiunta di un cachet e di qualche telecamera a renderlo popolare e retribuito. Non è ben chiaro dove andrà la cosiddetta “carriera” del giovane Geremia, la cosa sicura è che guadagnerà senza aver mai fatto nulla nella vita e continuando imperituro a farlo. Cosa che non ci è nuova ma con quella dicitura “tuttofare” si è aperto il pentolone delle vergogne vips, dei mantenuti che nemmeno hanno la dignità di tenere il profilo più che basso, sottoterra. In casa Rodriguez comunque la timidezza non è mai pervenuta, i fratelli di Belen si fregiano di questa parentela come se fossero i figli di lady Diana, orgogliosi e tronfi di questo successo conquistato a suon di scandali e accoppiamenti.
Quindi, aspettiamoci scintille da questo ragazzo catapultato così per grazia ricevuta nel rutilante mondo della trash tv. Capiremo dunque se lo abbiamo giudicato a prescindere o se in realtà costui sia un pozzo di scienza, di talento, di simpatia, di garbo e di educazione. Le foto di lui che urina per la strada forse hanno un po’ fuorviato il mio giudizio, chi di noi non ha mai dato sfogo ai suoi bisogni proprio in centro città? Suvvia, non facciamo troppo le persone civili.

giovedì, agosto 24, 2017

C'ERANO: MISS DICKINSON, UN FRANCESE E UN CANTANTE..

Raggiunta e superata la boa di un’eta nella quale la discesa è più vicina della salita, succede di guardarsi indietro e di passare in rassegna i vari incontri più o meno importanti della propria vita. Recentemente mi  è capitato di trovarmi tra le mani alcune foto dei miei 20 anni. Riallacciandomi al post nel quale parlavo di AsiaNuccetelli mi è venuto spontaneo fare un confronto fra i miei anni di ragazzina e i suoi. Partiamo dal presupposto che, altro coming out, per quanto mi riguarda stiamo parlando del 1986; mettiamo nero su bianco che “ai miei tempi” la chirurgia estetica era roba da jet set ma neanche poi tanto; di internet nemmeno era nato il termine; le dive dell’epoca erano la Cuccarini, la Goggi, la Carrà. Altra ciccia.
Era l’anno delle mie prime vacanza sulla riviera romagnola, nello specifico, Cesenatico, in compagnia della mia amica del cuore di allora, Paola. Ebbene, i 20 anni che ho vissuto io erano ricchi di cotte a lungo e brevissimo termine. Sono partita per le vacanze con la foto in valigia della recente fiammata per il cantante del momento. Una bella avventura che ho già raccontato qui su questo blog, una specie di infatuazione, innamoramento adolescenziale, non saprei nemmeno come definirlo. La foto incorniciata è finita sul comodino dell’hotel Dolores e per i primi due giorni ho sognato le mie vacanze con lui mentre la cara Paola le sognava col suo collega canterino. Era tutto perfetto, sulla carta.
Poi, ecco la prima serata in discoteca, “La Nuit Blanche”, si chiamava il locale all’aperto. Ed è proprio lì che come una apparizione della Madonna di Lourdes, si è materializzato lui. Alto, platinato, biondo. Anzi, alti, platinati, biondi. Patrice e Thierry, due parigini ventenni che di colpo ci hanno fatto dimenticare i cantanti, e anche la foto incorniciata sul comodino dell’hotel Dolores. I miei 20 anni nell’agosto 86, erano scanditi da Samantha Fox, Madonna, gli Hipsway, un biondino fascinoso che non parlava una parola di italiano che per 15 giorni ha rapito il mio cuore e lo ha strapazzato a dovere. E proprio oggi riflettevo sul fatto che quel tipo così francese non lo rivedrò mai più. Si sa, gli amori estivi sono brevi, intensi e senza conseguenze, ma il mio parigino di colpo mi ha mollato dalla sera alla mattina lasciando che gli ultimi due giorni di vacanza li trascorressi a piangere lacrime di disperazione mentre la mia amica ancora sembrava avere un futuro col suo Thierry.
Il punto focale però è che i 20 anni che ho vissuto io erano pieni non di botulino ma di cotte a tempo determinato. Nello stesso momento in cui agognavo un incontro col cantante un po’ famoso, ecco che arrivava il parigino biondo a travolgere la mia vita già piena di emozioni belle forti. E se prima di partire sognavo Milano ad occhi aperti, al ritorno nei miei pensieri esisteva solo Parigi ed un mio eventuale trasferimento in loco. Già, perché nella mia mente infoiata  andavo in Francia e lo cercavo per tutta la città convinta prima o poi di trovarlo in qualche romantico bistrot. Asia Nuccetelli e il suo culo in fuori non so che vita conducono in realtà, ma credo che questi amori travolgenti che ti frullano e ti lasciano senza fiato, neanche abbia idea di cosa siano. Troppo concentrata su punturine e Instagram per patire queste pene sentimentali che allora sembravano dolorosissime ma che oggi rimpiango e ricordo con tanta tenerezza. Anche perché il bel Patrice, del quale non conosco nemmeno il cognome, oggi è una figura sbiadita che non incontrerò mai più nella vita e che sicuramente neanche riconoscerei. E’ un po’ come Dorian Gray, oggi avrebbe 50 anni ma per il ricordo che ho di lui ne ha ancora 20 ed è biondo, alto alto e magrissimo.

Ed è anche per questo che non invidio i 20 anni di Asia e di tutte le ragazze come lei. La ricchezza, gli ambienti che contano, la tv, non daranno loro mai lo stesso stupore che ho provato io al primo incontro con il cantante un po’ famoso e con il parigino Patrice. Il batticuore, l’emozione della mia amicizia con Paola e la condivisione di queste cose bellissime valgono 1000 volte di più dell’ammissione al Grande Fratello Vip o il primo selfie con il naso nuovo e la faccia rinfrescata dal chirurgo. Per non parlare della spiaggia di Cesenatico di notte, io e Patrice mano nella mano nel buio della notte romagnola.
 Formentera al confronto è una bacinella con le papere di gomma.

domenica, agosto 20, 2017

ODIARE PROFONDAMENTE IL KARAOKE

Il karaoke è diventato famoso in Italia per colpa di Fiorello (mortacci sua). Ci ha fatto credere che i cosiddetti “diettanti” in realtà altro non sono che delle versioni sconosciute di Elisa e Mario Biondi quando poi sono solo degli emuli del famoso Pavarotto di “Striscia la Notizia”. E se ne parlo, so cosa sto dicendo, perchè sotto casa mia il più sfigato dei bar me lo propina per tre sere alla settimana come se fossero le serate di Sanremo.
La particolarità del karaoke sta nel fatto che anche i latrati più latrati ottengono una manciata di applausi. Ragione più che valida per proporre tutto il repertorio di Vasco Rossi come neanche la cover band ufficiale. E mentre sei lì che mugoli un “Oh Toffee, Toffee, Toffee”, il gruppo che ti supporta incita, applaude, ride e ti fa credere di avere le potenzialità inespresse. No, ma sei uguale a Vasco, sputato. Intanto continui a gridare a quella povera Toffee che non ti risponderebbe neanche se fossi l’ultimo uomo sulla faccia della terra.
Odio profondamente il karaoke perché è illusorio e cattivo. Fa credere ai cantanti allo sbaraglio che per una serata o due alla settimana i latrati siano incantevoli voci d’angelo perché qualcuno da loro un microfonino in mano. Sarà che anche “La Corrida” per me era depressione pura, ma almeno lì c’era la buonanima di Corrado che non illudeva, anzi, con una risata riusciva addirittura a seppellirli tutti. I cantanti che porgono il microfonino ai dilettanti invece, dopo ogni inequivocabile latrato, se ne escono con un bravo che è la versione censurata di “mifaischifomamipaganotrelireechissenefrega”. Il dilettante dunque, esaltato dalla spontanea e sincera lode del cosiddetto “professionista”, figuriamoci se si ritira a vita silenziosa. No, continua a urlare con una voce che più che pelle d’oca ti invita a prendere la carabina e mirare in mezzo agli occhi. Le ragazze non sono da meno rispetto agli uomini, anche perchè amano cantare in gruppo e di tre voci non ne esce nemmeno una decente. Hanno una potenza nei polmoni che trovo in me solo quando mi affaccio alla finestra e grido loro di abbassare il volume perché stanno dando sui nervi. Però, non so perché, loro non sentono me mentre io invece le sento benissimo.
Il canto è roba per pochi. O meglio, è roba per chi dona al pubblico qualcosa di bello e piacevole da ascoltare. Così, all’aperto, ai danni di persone che dovrebbero vivere le serate estive in tranquillità, è una specie di omicidio impunito. Perché i latrati degli umani con l’esibizionismo alle stelle, non sono un incanto ma un maleficio. Una tortura senza via di scampo. Un’offesa per le orecchie, per il cuore e per la passione che ognuno di noi ha nei confronti della musica. In tre ore di rumore fastidioso, arrivi ad odiare Vasco Rossi, Noemi, Celentano, la Pausini e tutto il repertorio pop italiano. Intanto, gli urlatori convinti di regalare al mondo circostante le loro ugole malate di protagonismo, continuano imperterriti a starnazzare, lieti di trascorrere una calda serata
di metà agosto nell'illusione di essere qualcuno che non saranno mai.
 Odio profondamente il karaoke e tutti i karaokisti all’aperto. La musica è un’altra cosa, qui è come paragonare Rovazzi a Bocelli. Den Harrow a Baglioni. Viola Valentino a Laura Pausini. Anche mettere sullo stesso piano Miss Dickinson e Dexter Morgan non sarebbe cosa. No, anzi, chiedo scusa, in questo caso, teoricamente siamo più vicini di quanto si pensi.

venerdì, agosto 18, 2017

VENTUNO POVERI ANNI

Avere 20 anni non da il passaporto automatico per andare da nessuna parte. Dovrebbe invece darti la spensieratezza ovvia dell’età, quell’euforia che ti spinge in più direzioni senza la consapevolezza di nulla. Si va, si fa e vada come vada.
Asia Nuccetelli, 21 anni, professione “figlia di Antonella Mosetti ex ragazzina di Non è la Rai”, ha tutto quello sopracitato in misura a dir poco spropositata. Il suo avere 20 anni è diverso da quello che è stato il mio e di un miliardo di altre ragazzine. Per lei non esistono regole di nessun tipo, ogni cosa è possibile, anche la più stupida. Intanto la ragazza non ha un ruolo preciso in questa fottuta società. Vive di rifacimenti fisici come noi vivevamo di discoteche la domenica pomeriggio. Come noi ci prendevamo cotte ogni tre per due lei si pompa le labbra e si assottiglia il naso. Come noi andavamo a fare le prime vacanze della nostra vita a Cesenatico, lei partecipa al Grande Fratello Vip con la mamma e ne esce malissimo. Nonostante ciò, la bimba non si dispera. Inflaziona i social, nello specifico, Instagram e inizia a postare foto a pioggia beccandosi lodi e insulti e dichiarando che molte ragazze la imitano cercando di essere fisicamente come lei. O meglio, come l’ha conciata il chirurgo, perchè da ragazza molto molto carina è diventata una specie di Loredana Lecciso versione coniglietta sexy che dubito fortemente possa avere così tante ragazzine al seguito.  I suoi 21 anni sono i 50 anni di una disgraziata qualunque che non riconosce il tempo che passa. Lei non accetta se stessa e si nasconde dietro ad una ragazza che di lei non più neanche lo sguardo. Come possa una mamma avallare simili decisioni dovremmo chiederlo alla Mosetti che difende a spada tratta le scelte di quella figlia tristissima che ormai di se stessa ha solo il nome. E gli atteggiamenti volgari, la sigaretta sempre in mano da femme fatale ormai superata come il biondo platino da pornostar, sono ormai quello che Asia è voluta diventare per andare non si sa bene dove. Sicuramente ovunque basta che non ci sia da lavorare. Dove “Asia Nuccetelli Mosetti” come si firma su Instagram per fermare nero su bianco la sua professione di “figlia di”,e l’immagine che ha costruito con tanta fatica, abbia finalmente un senso compiuto.
Che non avrà mai, mi dispiace Asia, perché quella roba lì non sei te, Non sei quella dello scorso anno nella Casa del Gf Vip e oggi non assomigli a nessuno di reale. Sei una bambola che non da emozione e che lascia perplessi per come è stata disegnata male. 
Peccato per te e per i tuoi genitori che hanno permesso questo disastro, perché proprio di disastro si tratta. E ogni foto che posti è sempre peggio, oggi non sei quella di due mesi fa e domani non sarai quella di oggi. Povera ragazza e povera, poverissima la tua vita.

domenica, agosto 06, 2017

DONNA DI PANZA, L'UOMO LA SCANSA

“Uomo di panza, uomo di sostanza”, diciamo noi donne amanti dell’uomo che non ci importa se sia depilato o con la tartaruga. Non amiamo particolarmente le sopracciglia disegnate e nemmeno il torace glabro da adolescente. La pancia non ci spaventa, qualcuna di noi ama quel simpatico adipe sporgente che fa tanto Jim Belushi. Ci sentiamo protette e rassicurate, anche perché poi non è che lui ci può rimproverare il rotolino sui fianchi dovuto alle abbuffate festive, prefestive o vacanziere, Ci dovrebbe capire e amare così come noi facciamo con la sua trippetta che ci avvolge e ci travolge. Invece no. Partiamo dal presupposto che una single con la pancia è tagliata fuori a priori. Puoi avere la faccia di Mariangela Fantozzi ma se porti la 42 e hai il giro vita di una bimba di 5 anni sei automaticamente ammessa nel rutilante mondo dell’acchiappo feroce. #nonèbellamahaunbelcorpo è il mantra del secolo. Mentre noi donne andiamo molto oltre due ciccette appoggiate dovunque, per l’uomo la forma fisica non è fondamentale ma quasi. La novella delle donne curvy è una specie di leggenda da sfatare. Se sei Jennifer Lopez puoi avere le coscione e il culone. Se sei Vanessa Incontrada già un po’ meno. Se sei Mariah Carey ti distruggono all’istante. Se sei Miss Dickinson, la parola d'ordine è  "grassa". Punto e basta.
La pancia è una roba che non controlli e che ti capita  principalmente dopo aver goduto dei piaceri della vita: mangiare e bere. Oppure nel periodo in cui noi donne diventiamo mature sulla carta, ovvero, la menopausa. In ogni caso la comparsa della pancia non è improvvisa e non ti coglie tra capo e collo come lo starnuto. Ti avvisa, ti dice “guarda che sono a metà strada” e te non ci credi perché sei convinta di correre più forte di lei. In realtà la tua vittoria è irrimediabilmente una pia illusione perché le sue gambe corrono più veloci delle tue. E allora si, una mattina ti svegli e lei è lì che ti impedisce di indossare la maglietta che fino all’anno prima era la tua preferita. Ti guardi nello specchio e ti riproponi di camminare, di non bere, di evitare il pane e i carboidrati. E’ tardi. Lei ti ha acciuffato e non ti mollerà tanto facilmente. Anche perché se ti prende a 20 anni non è niente: a 30 ce la puoi fare. A 40 hai un po’ da lavorare. A 50 te la tieni.
Ed è a quel punto che ti trovi costretta a fare i conti con le tue coetanee che ancora non hanno conosciuto la brutta persona che è la pancia. Le vedi con quei ventrini morbidi e impercettibili e ti domandi come hai fatto ad arrivare al punto in cui sei e come hanno fatto loro a non esserci ancora arrivate. Ti mascheri con maglie informi, dalla taglia 46 passi immediatamente alla 50 e non lo dici a nessuno perché la 50 era la taglia della tua mamma che ora invece porta la 46. I ruoli si sono invertiti e già la cosa ti pesa assai. Ma come si fa a non bere il vino bianco con il pesce arrosto? Come si fa non berlo rosso con la grigliata? Come si fa a non bere la birra con la pizza?  Tutti nemici tuoi ma non della brutta persona che con queste meraviglie ci va a nozze. E comunque le vere curvy sono un po’ abbondanti di ventre, facile essere curvy col corpo di Beyoncè che, a parte la coscia importante, ha tutte le curve al punto giusto.
La sua pancia non è nemmeno a metà strada. La mia invece ormai mi ha superato alla grande. 


domenica, luglio 30, 2017

TEMPTATION LIFE

 “Temptation Island” sta finendo, come l’estate dei Righeira e il bilancio di questa serie è triste quasi quanto il pianto di un povero orfanello. Nonostante ci abbia fatto divertire con Lenticchio, gli strafalcioni, le menzogne, le cose dette e ritrattate, rimane l’amarezza di uno spaccato di gioventù della quale noi un po’ agee’ non proviamo alcuna invidia.
Il dubbio che permane da sempre però è il medesimo: sarà tutto vero? A mente lucida e consapevole diciamo di no senza esitazioni. Nello stesso momento troviamo sincere le lacrime di Selvaggia, di Sara, di Veronica, di Valeria. Ed è proprio Valeria che ci fa nascere i dubbi più recenti. La stiamo vedendo in tutta la sua semplicità, graziosa e apparentemente sincera, ma si sa, in tv tutto è il contrario di tutto e ritrovarla su Instagram così trasformata da piccole modifiche estetiche, diciamo la verità, un po’ ci spiazza. Non so perché ma siamo ingenuamente convinti che le persone cosiddette “normali” non affrontino così a cuor leggero punturine e pompatine  effettivamente non urgenti. Eppure non è così, il mondo reale è pieno di botox sparpagliato qua e là e non ci dovrebbe stupire una Valeria Bigella qualsiasi che decide di modificare leggermente i connotati. Ce n’era realmente bisogno? Oggettivamente no, l’immagine che ci viene rimandata di lei è quella di una gran bella ragazza che, forse, se non avesse toccato con mano questa inutile popolarità sarebbe rimasta con la sua boccuccia senza ricorrere ad inutili e stupidi interventi estetici. O forse no, forse le ragazze di oggi hanno un bisogno ossessivo di perfezione e laddove il loro specchio rimanda immagini falsate, c’è sempre il primo Giacomo Urtis che passa pronto a risolvere problemi inesistenti. Però, il telespettatore medio che trova la Valeria acqua e sapone con il turbante e quella boccona fasulla degna di una subrettina di beleniana memoria, di colpo si sveglia dal torpore del defilippismo moderno. Niente è come sembra, dunque. “Tempation Island” di colpo torna ad essere quello che è sempre stato solo che non ce ne eravamo accorti, presi com’eravamo dai tormenti di Ruben o dai dubbi di Selvaggia. Attori da Oscar? Non lo so, la certezza è che se una coppia decide con consapevolezza di partecipare ad un carrozzone del genere, non può poi piangere per delle ore intere perché i video mostrano dall’altra parte strusciamenti vari e promesse da marinaio. E’ tutto finto ma ci piace pensare che sia vero perché un po’ questo ci rassicura. La gioventù del 2017 rispetto a quella degli anni 80 è più fragile, meno piantata a terra, ossessivamente improntata sull’esteriorità e troppo poco sull’interiorità. E poi ci consola pensare che i nostri figli non siano così superficiali come Antonio e Nicola e nemmeno crudeli come Francesca, ma in realtà è tutto finto ed è come guardare una puntata di una fiction su Canale 5. Magari con Gabriel Garko che alla fine dichiara eterno amore e vissero tutti felici e contenti. Proprio come Nicola e Sara e magari anche come Alessio e Valeria. Dal chirurgo estetico ci è andata dopo essere diventata una stellina di Instagram, tranquilli.



venerdì, luglio 28, 2017

LA ZANZARA VELENOSA


La solidarietà femminile è un’utopia della quale ormai siamo costrette, nostro malgrado a fare a meno. Sappiamo che per una ragione o per un’altra fra noi femmine ci capiamo a fasi alterne, nel senso, se siamo amiche già abbiamo i nostri problemi, se poi non ci siamo mai rivolte neanche la parole, ecco, allora ci andiamo giù pesante. Mi dissocio dal pensiero profondo di Small Wonder all’anagrafe Rita Pavone, signora arci nota, settantenne che per una giorno della sua brillante vita, si è improvvisata bimbaminkia di sta cippa con risultati a dir poco penosi. La foto che ha postato sul suo profilo ritrae un sedere fasciato in un paio di pantaloni bianchi. Embè? Jennifer Lopez ha fatto di peggio. Quindi? Allora? Il suo intento era quello di mostrare le fattezze, a suo pensare, un po’ troppo smisurate per indossare tale colore e tale fasciatura. Un esempio di profondità estrema che, già fatto da Charlize Theron sarebbe di cattivissimo gusto, ma perdipiù da una signora attempata, non proprio altissima, non proprio bellissima, davvero non si spiega. Io, e parlo a nome mio medesimo, mai e poi mai, nel mio piccolo mondo comune da zitella non ancora del tutto inasprita dalla vita,  mi permetterei di meleggiare il fisico altrui. Che io poi sia una balena o Audrey Hepburn sotto reincarnazione, poco importa. Ma la signora Small Wonder, Piccola Meraviglia, dice lei, si è divertita così, come i ragazzini scemi sulla pagina di “Sesso Droga e Pastorizia”. Ma ogni tanto arriva la stupidera, la voglia di mostrare il sovrappiù come se fosse uno scivolone sulla buccia di banana che tanto ci strappa una bonaria risatina. Poi però nello stesso giorno posta una foto sua in costume da bagno con la didascalia “72 anni tra più di un mese. Adesso scatenatevi pure”, sapendo benissimo che l’immagine è: lei in canottiera sulla spiaggia seduta; occhiali da sole e cappello; magrissima e fotografata in modo che del suo corpo non si vede assolutamente nulla se non che è effettivamente magra. Di che ci dovremmo scatenare? La signora ignara da lei fotografata invece è stata data in pasto a tutti, così, senza nemmeno essere a conoscenza che la Small Wonder le aveva immortalato le terga per prenderla per il culo. E non è un gioco di parole.



giovedì, luglio 20, 2017

POTENZIALMENTE CATTIVA

In teoria nessuno di noi è veramente e consapevolmente cattivo. O meglio, ognuno di noi un po’ lo è ma non ha il coraggio e la faccia tosta di ammetterlo. Orbene, oggi, qui, io farò il mio coming out, ovvero, dichiarerò apertamente che in una non tanto nascosta parte di me alberga una cattiveria (o, se volete, diamole un altro nome) che apparentemente non mi appartiene-
Avete presente quando ti accorgi che sul parcheggio per disabili si trova stazionato o il suv del decerebrato, o la macchinetta del ragazzino scemo o quella della mamma di turno che per scendere in farmacia a comprare il latte in polvere non può fare più di due metri a piedi? Ecco, in questo caso la mia cattiveria non mi spinge a chiamare i vigili ma a prendere un fucile a pallettoni e fare una strage. Pensiero poco consono per una signora? Perché non butto giù nero su bianco le parole che recito come il rosario nella mia testa. Sarei immediatamente bannata da Blogger, dalla vita, dal mondo e reclutata, forse, dai terroristi di tutto il pianeta.
E gli schiamazzi notturni? La musica dal vivo in piena citta? Altro rischio per l’incolumità altrui se non possedessi il filtro del buonsenso. La cattiveria si manifesta in tante maniere,specialmente quando il rumore che proviene dall’esterno sovrasta di gran lunga il programma tv che stai guardando, col ventilatore puntato e i nervi a fior di pelle dopo una giornata in balia della canicola.
Ma non so se il termine “cattiveria” è appropriato per questo tipo di esperienze che ti forgiano il carattere e te lo deformano. Ti trovi in balia di un sentimento potente che non assomiglia al lieve disappunto, alla gelosia per amore, all’invidia per qualcuno meglio di te, per qualcuno che ha più di te. No, è un fulmine che esplode e spazza via ogni qualsiasi forma di ragionamento ponderato. Quando vedi o leggi del tipo che posta l’immagine del Duce e sotto una sfilza di “mi piace”, che puoi pensare? Cosa può partorire la tua mente che non sia un’azione sovversiva di quelle serie? O quando leggi i molteplici apprezzamenti per Salvini così, a random, solo perché blatera che i profughi non dovrebbero avere il cellulare e tutti giù ad offendere e a vomitare insulti senza capo né coda. A questo punto la cattiveria non si capisce più da che parte stia. Se sono io che li prenderei a mazzate senza nemmeno pronunciare due parole di presentazione o loro che scrivono e parlano azionando mezzo neurone e mandando gli altri al prendere il sole a Marina Di Bibbona. Lo ammetto, se il mio cervello funzionasse la metà di quanto funziona a loro, probabilmente scatenerei, nel mio piccolo, un inferno fatto di mazzate e parolacce. Mazzate di persona, parolacce on line. E non avrei pietà per nessuno, fermo restando che non  mi funzionasse la connessione col cervello. I ragazzini bulli, ad esempio, quella specie di mostriciattoli che ne combinano di ogni ai danni di qualcuno più debole di loro: nessuna scusa. E’ chiara la responsabilità oggettiva dei parenti prossimi, ma vuoi mettere quei giovani futuri delinquenti che superano indenni azioni che hanno il potere di distruggere la vita altrui? Nel mondo normale, io, voi, tutti coloro che fanno smodato uso del buonsenso, vivono come alla finestra. Leggono, vedono, sanno ma per tutta una serie di ragioni sacrosante possono fare ben poco. Come si fa a prendere a calci nel sedere la giovane e sanissima madre che parcheggia nello spazio riservato ai disabili senza apparire agli occhi di altri come noi dei poveri matti da rinchiudere?

Potenzialmente cattivi, ecco come ci dovremmo chiamare. Buoni per eccesso di buon senso e cattivi se quest’ultimo prende il volo come un uccellino in gabbia. Peccato o per fortuna, le gabbie sono chiuse a doppia mandata e noi, volatili ora felici ora insofferenti, preferiamo di gran lunga la sicurezza delle sbarre ai pericoli della libertà. Ma quanto mi piacerebbe spiccare il volo.

domenica, luglio 16, 2017

LA PROTESTA SUL DIVANO DI CASA

Il caso Fabio Fazio. Non so in realtà se esiste un caso vero e proprio ma quei maledetti 11,7 milioni di euro che il signor simpaticone ha percepito di contratto dalla Rai, hanno un peso vero per l’opinione pubblica. Intanto definiamo bene questa “opinione pubblica”: noi siamo il pubblico e abbiamo un’opinione, quindi, fino a prova contraria, siamo in dovere di dire la nostra. Non serve a nulla starnazzare come sto facendo io su questo blog, tanto Mario Orfeo, Fazio e i dirigenti in toto non lo leggeranno mai. Però la nostra arma, che può far male senza ferire, è il telecomando. sicuramente sto facendo dell’inutile populismo alla Matteo Salvini che tanto odia persone che la sola sfortuna che hanno avuto nella vita è stata quella di nascere nel posto sbagliato, Fazio invece è nato nel posto giusto. Ha conosciuto le persone giuste. Si è fatto amico le persone giuste. Ha allungato metaforicamente la lingua sulle persone giuste. E ha minacciato di mollare capra e cavoli e sbarcare su altri lidi per compensi maggiori rispetto quella che la Rai, del periodo Campo dell’Orto, aveva intenzione di elargire. Parliamo fuori dai denti, Fabio non è né Piero né Alberto Angela. Non ha il talento giornalistico di Mentana, la bravura di Crozza, della Raffaele, della Cortellesi, nemmeno il fegato della Gabanelli e della Sciarelli. Lui è lì che compiace chiunque, per lui Renzi è un idolo e lo sono anche Alfano e Berlusconi. Con tutti si inchina e pone loro domande che neanche Flavia Vento sotto effetto di vino rosso al metanolo farebbe. I monologhi che ci propone all’inizio della puntata della domenica di “Che tempo che fa” sono la cosa più brutta che ha fatto in vita suo dopo Rischiatutto. Già, perchè ha anche realizzato il sogno di condurre il quiz che è la bandiera ufficiale di Mike Bongiorno. Conduzione senza infamia e senza lode, qualche gag con il leggendario Signor No e tutto è scivolato via senza lasciare neanche una soave scia dietro di se. Sono stati eliminati programmi e persone per molto meno. Esempio su tutti, Massimo Giletti, al quale hanno cancellato inspiegabilmente “L’Arena” su Rai 1 che sistematicamente batteva,almeno  per quel segmento, “Domenica Live” di Barbara D’Urso.
Fabietto invece ha avuto la promozione pur di non farlo emigrare. Capirai, con tutto quel talento se ne usufruiva qualcun altro per la Rai tv erano serissimi problemi. Ma, a proposito, quale sarebbe in realtà il vero talento di Fabio Fazio? Per 11 milioni e passa di euro, per come la vedo io, dovrebbe riempire i salotti delle famiglie d’Italia come si riempivano i bar ai tempi di “Lascia o raddoppia”. Se tanto ha avuto effetto la sua minaccia di scappare a La 7, ora vogliamo vedere sul serio di cosa è capace. La cosa che sappiamo è che ha battuto i piedi (un’altra volta) e per non farlo frignare lo hanno spostato su Rai 1 perché Rai 3 forse per lui è da sfigati.
Con tutto ciò, ora tocca a noi. La nostra arma è il telecomando e se la Rai ci impone questi ladri di polli e sborsa cifre che non riceverebbe neanche il ricercatore che debella tutti i tumori di questo mondo e quell’altro, sappiamo cosa fare e come farlo. Piuttosto sintonizziamoci su Fresbee che, tra l’altro, la sera sul tardi ci propone “Torte in corso con Renato” e “Paint your life” che ci guidano dolcemente tra le braccia di Morfeo al ritmo di pasta di zucchero, pan di spagna, cementite e porporina . Niente Fresbee? Allora tutto ma non Fazio, a volte il dissenso si può manifestare anche stando comodamente seduti sul divano di casa, una protesta silente ma sicuramente efficace e, soprattutto, giusta.




venerdì, luglio 14, 2017

TI CAMBIO I CONNOTATI


“Ti cambio i connotati” è sicuramente la frase chiave che Belen Rodriguez dice ai fidanzati prima di ufficializzare, attraverso le pagine del settimanale di Signorini, le sue storie d’amore. E’ successo con Stefano De Martino ai tempi, quando miracolosamente sparirono le sue stranote orecchie a sventola, i denti diventarono un tripudio di porcellane drittissime e le labbra di colpa presero un anomalo turgore. Diciamo che nel suo caso le basi erano buonissime, ma per fidanzarsi, anzi, sposarsi, con Belu, confidenzialmente detta, ci vuole non la perfezione ma quasi.
Poi è arrivato Andrea Iannone. Dal nulla. Così, come apparso da una nuvola di fumo tagliato male ce lo siamo trovato, rigorosamente di spalle, sul solito settimanale compiacente, a fare occhi negli occhi con la donna più popolare d’Italia. Le foto erano sempre un po’ nebulose, si diceva che era lui ma non lo si vedeva mai da vicino. Gli obiettivi sgranano, dai è lontano, ma come sarà questo Iannone che non mi ricordo la faccia. Per mesi era l’uomo nella nebbia, ora girato,ora abbarbicato a Belen, ora nel buio della notte, ma i tratti somatici non ci erano molto chiari. Poi andavi in rete, digitavi il nome e ti si aprivano vastissimi orizzonti perché in lei finalmente vedevi la semplicità per quella scelta d'amore così lontana dai suoi canoni. Un bel giorno invece, il volto di Iannone è apparso bello chiaro ma non era più il suo. Altro che orecchie a sventola e labbra inturgidite, lì c’era stato proprio un lavoro di scalpello, niente era più come prima. In pratica Belen si è creata un uomo che non esisteva in natura. Non è chiaro di cosa si sia innamorata dal momento che le ha stravolto i connotati rendendolo un po’ Corona e un po’ qualcos’altro che non assomiglia per niente a quello che era lui fino a qualche anno fa. E fu così che il pilota un po’ famoso, conosciuto principalmente per una carriera non stellare ma onorata, di colpo si è trovato catapultato e trasformato nella Petineuse, con i labbroni, il naso nuovo, l’aria da bullo e tutta una serie di paparazzate di cui rendere conto ai tifosi del MotoGp. Non è ovvio che i suoi ultimi piazzamenti in pista non si possano neanche definire tali, ma, dico io, come può un quasi trentenne vivere tutta la vita con un viso, avere le sue storie, la sua vita e di botto, conoscere una tipa famosa, e decidere che quella faccia lì non va più bene per i settimanali rosa.
E così oggi ci troviamo un Andrea Iannone con l’espressione sempre un po’ stranita di quello che ancora oggi si domanda se lo specchio rimanda il suo viso o quello del fratello dell’ex ragazzo della sua fidanzata. Fortuna che almeno la sua erre moscia Belen ha avuto la compiacenza di lasciargliela così com’è. Ancora le fotografie sui social e sui giornali sono stranamente mute, altrimenti al ragazzo più accomodante d'Europa una visitina dal logopedista non gliela toglieva nessuno.

domenica, luglio 02, 2017

NONOSTANTE LO SCIVOLONE

 Il 1 luglio 2017 ha avuto luogo il concertone per eccellenza, l’evento storico e dei record: Vasco Rossi live a Modena. Per chi, come me, se lo è gustato sul divano di casa è stato un momento eccezionale di musica in tv. E non parlo da fan, anche perché solo ieri sera mi sono accorta di quanto siano belle certe sue canzoni e quasi quasi mi è anche dispiaciuto non averlo scoperto veramente a suo tempo. Ora, siccome non tutte le ciambelle riescono col buco, al mitico Komandante ho un piccolo, piccolissimo appunto da fare. Tutto molto bello, testi stringati ma efficaci, musica bellissima e soprattutto rock, ma vogliamo parlare dell’ultimo successo in ordine cronologico “Come nelle favole”? I veri estimatori di Vasco non possono che convenire con me che non è uno dei suoi pezzi meglio riusciti. Passi per la musica, ma il testo non è roba da lui. Al limite la vedrei adatta per un Biagio Antonacci che passa di lì per caso e che con le parole si è sempre dato meno pena di Rovazzi, ma il Blasco proprio no. “ Io e te io e te in un bar a bere e a ridere/ io e te a crescere bambini, avere dei vicini/ io e te io e te seduti sul divano parlar del più e del meno” E questa è solo una minima parte del testo meno da Vasco che abbia mai scritto.
Però, riascoltando i suoi vecchi successi e guardando le prime file del  megashow, tutto si dimentica. Anche il fatto che la sua voce sia piuttosto flebile e che il viso sia un po’ troppo levigato. Tutto passa, perché l’energia e  quelle belle facce del pubblico, ora ispirate, ora incazzate a seconda del ritmo dettato dal Komandante, hanno trasformato un grande spettacolo in uno spettacolo grandissimo. Il momento topico poi si è toccato quando è partito “Rewind”, brano storico di qualche anno fa. Per le ragazze, via i reggiseni, tutti scatenatissimi e la cosa meravigliosa è stata che, nonostante qualche seno al vento, nessun maschio ha manifestato il tipico occhio trombino al quale non sfugge una coscia ignuda, figuriamoci una puppa.
Tutti concentrati su Vasco come le beghine lo sono sul parroco quando dice la messa delle cinque, in quel momento poteva passare di lì la Canalis in mutande che nessuno se ne sarebbe accorto.
Nonostante dunque lo scivolone di “Come nelle favole” il repertorio di Vasco è un gran bel patrimonio tutto italiano. Lui è un ex ribelle oggi dedito alla famiglia e punto di riferimento di tanti giovani nonché antica e totale passione di generazioni più cresciute. E ieri è stato un bel momento di aggregazione per noi che lo seguivamo da casa, mai così vicini a quel mare di persone sfinite e felici al Modena Park e orgogliosi di aver preso parte, a modo nostro, ad un evento di così grande portata. Alla faccia di Giovanardi e dei suoi cani antidroga.

venerdì, giugno 30, 2017

LA BELLEZZA VERA DI MALIKA

Proprio oggi e praticamente nello stesso momento, mi sono imbattuta nel video di Malyka Ayane “Tre cose” e, su Instagram, in una delle foto più recenti di Asia Nuccetelli, figlia dell’ex stellina di “Non è la Rai”, Antonella Mosetti. Così, a pensarla nell’immediato, tra le due in mezzo ci passa questo oceano e quell’altro, in realtà ho capito e scoperto la straordinaria bellezza di Malika. Non so se è stato il confronto con la giovane Asia che tanto si carica, si modifica, si trucca, si atteggia, si crede o forse finge di credersi, non lo so. Ma i 20 anni contro i 33 non vincono per forza. Non vincono perché la naturalezza di Malika, mettici anche una buona dose di talento che tanto vuol dire, la rendono di una bellezza che non ha bisogno di correzioni. E nel video in questione, uno dei tanti in cui la sua faccia spadroneggia come neanche Charlize Theron nello spot Dior, tutto il fascino della normalità stabilisce quanto l’avvenenza sia una dote innata. Lei non è particolarmente bella nel senso canonico del termine, riesce però ad emanare cose che Asia, carina, con il nasino modellato e la boccuccia a cuore, mai si sognerà di trasmettere al mondo. La colpa non è sua e nemmeno del chirurgo che ha placato le sue innumerevoli insicurezze, è proprio che le manca quel certo non so che, quella marcia in più che ti rende affascinante anche se non corrispondi ai canoni che a suo tempo la tv ci impose. La ragazzina sta cercando il suo posto nel mondo e sta combattendo la battaglia con se stessa e con il mondo “soscial” che la sta inutilmente massacrando. Malika non so se avrà i suoi bei demoni, ma ciò che mostra a noi che la vediamo è la bellezza di chi è riuscito ad inventarsela con intelligenza e classe. Con la consapevolezza che non è tutto ma fa stare bene. Probabilmente sarà invece una donna risolta, una madre, una moglie e, giusto per banalizzare un po’, non dimentichiamo che ha avuto Cesare Cremonini come fidanzato e l’ha pure mollato lei. Soddisfazioni su soddisfazioni.
Asia ormai ha intrapreso una strada che non si capisce bene dove la porterà. Per ora, almeno in apparenza, da nessuna parte, nonostante la partecipazione al Grande Fratello Vip che altro non ha fatto che convincerla che quel viso lì, già modificato leggermente in precedenza, non dovesse essere più il suo.
Malika no, lei è bella così com’è e in ogni video ci mostra quanto la perfezione sia del tutto superflua. Ed è proprio tutto questo superfluo, oltre al gran talento, la sua vera forza. 

lunedì, giugno 26, 2017

DILLO CON UNA FOTO

Ci sono foto capolavoro e foto con dei capolavori. Da donna, mi sento di affermare che questa foto è formata dai due capolavori della morfologia. L’immagine è molto semplice, direi, elementare. Due amici seduti su una panchina a New York, con l’aspetto sorridente, belli in maniera imbarazzante e, soprattutto, molto famosi. Per i pochi che ignorano, uno è l’etoile Roberto Bolle e l’altro il cantante Marco Mengoni. Fin qui tutto regolare, se non fosse per le varie ed eventuali illazioni e supposizioni che questo bel vedere ha scatenato sui siti, sui social e sui blog. Sono amici? Fidanzati? Collaboreranno insieme? Al di là del discorso lavorativo, tra l’altro il più pertinente, il resto sono le solite chiacchiere di bottega. Il brutto vizio degli internauti e dei giornalisti gossippari  è proprio il ricamo e il bisogno impellente di sfrucolare laddove non si dovrebbe. Ma non si dovrebbe perché è stupido. Perché se una foto immortala Biagio Antonacci e Raf, la sola cosa che si pensa è che tra i due ci sia una semplice amicizia o una futura collaborazione lavorativa. Se invece le amiche sono Monica Bellucci e Rosalinda Celentano no, sono vecchie amiche sì, ma anche ex compagne di letto. La stessa cosa vale per Bolle e Mengoni: amici mai, impossibile. E soprattutto: a New York è stato un incontro casuale o hanno preso lo stesso aereo? Dilemma amletico che smuove chiacchiere e genera fantasie su un amore tra i due, per soddisfare le bramosie di ragazzine sessualmente indecise che vorrebbero vederli come i nuovi Mario Serpa e Claudio Sona (chi segue Uomini e Donne sa di cosa parlo e sa anche che alla fine è stato tutto farlocco). E il paragone è volutamente azzardato.
La cosa imbarazzante però nasce dal fatto che se non sei dichiaratamente e smaccatamente eterosessuale, l’amicizia con il tuo stesso sesso non è contemplata. Sotto sotto c’è sempre l’ambiguità che poi è nei soli occhi di chi guarda perché, in questo caso, due bellissimi ragazzi a New York, che sorridono all’obiettivo, tutto lasciano pensare fuorchè a robe amorose. Che se poi ci fossero davvero, buon per loro, due bellezze così, insieme, altro non sarebbero che uno stupendo quadro da ammirare.

Cosa dovrebbero dire di me allora che sto coltivando una tenera amicizia col ventilatore? Nessuna copula tra noi, solo un dolce, fresco e giovanile, amorino di stagione.