domenica, ottobre 31, 2010

"SONO VENUTA A VEDERE LA CASA DEI MOSTRI"

Niente paura, la mia sparizione non è dovuta ad un mio pellegrinaggio ad Avetrana in qualità di gitante macabra con ambizioni religiose. Non ho portato un fiore sulla tomba della povera ragazza e non ho nemmeno partecipato ad una spensierata gitarella in via Deledda per farmi fotografare davanti all'ormai famosissimo cancello.
Però c'è chi lo ha fatto. Durante i giorni clou di questa tragedia familiare, ecco arrivare le signore che con la faccia seria e contrita si lasciano intervistare da un giornalista a caso per dire la propria su un caso che sembra ormai più una fiction a puntate, che una storia drammatica e reale. La cosa terribile è che basta dire "anch'io sono una mamma e mi trovo qui per portare un fiore sulla tomba della piccola Sarah" e stazionare davanti casa di "Sabbrina" per dimostrare di essere lì solo per raccogliersi in una preghiera pubblica e visibile, piuttosto che nell'intimità della propria vita.
"Sono venuta a vedere la casa dei mostri" ha detto con aria intelligente una ragazza posizionata dietro le transenne di via Deledda, un po' come quando si passa da Laglio e si va a vedere la villa di George Clooney.
Il dramma nel dramma è anche questo. La pochezza dei media e delle persone che hanno preso questa vicenda come un motivo per organizzare la gitarella domenicale, grazie soprattutto alla curiosità morbosa alla quale ci ha abituato la tv nelle ultime settimane. "Sabbrina" stava diventando merce da reality, il padre era stato marchiato col fuoco, e comunque vada, l'etichetta di "mostro" non se la toglierà nemmeno se per espiare si reinventerà missionario in Rwanda. Tutti sono colpevoli, anche la D'Urso e Sposini lo sono, è colpevole Salvo Sottile, Giletti, Milo Infante e chi si è abbeverato da questa ciotola troppo piccola per dissetare tutti. Sono colpevoli quegli imbecilli che si sono fatti la gita ad Avetrana e che hanno parlato davanti una lucina rossa per testimoniare ai posteri che loro la casa di "Sabbrina" l'hanno vista dal vivo e che magari hanno anche intravisto la figura di sua madre dietro le finestre.
Ormai si dice "il caso di Sarah Scazzi" come se fosse una garanzia d'ascolti. Parlano di lei quasi non fosse mai esistita ma si trattasse solo di un "caso" astratto, senza sostanza e senza mai aver avuto una vita o un'identità precisa. "Sabbrina" ormai nell'immaginario non è più la Ferilli, la vera "Sabbrina" è questa ragazza piena di misteri e contraddizioni che ha conosciuto la popolarità grazie ad una tragedia dalla quale una persona normale non si sarebbe ancora ripresa.
E non è ancora finita, ancora avranno da parlarne, ma forse non vedere più quel cancello sullo sfondo scoraggerà i gitanti del macabro dall'avventurarsi ad Avetrana. Ma finchè Salvo Sottile riuscirà a portare a se 4 spettatori invece che 1, "Sabbrina" e quella povera famiglia straziata dal peggiore degli incubi, avranno ancora tanto da regalare a lui e al telespettatore da gitarella che di questa storia non ne ha mai abbastanza.