In teoria
nessuno di noi è veramente e consapevolmente cattivo. O meglio, ognuno di noi
un po’ lo è ma non ha il coraggio e la faccia tosta di ammetterlo. Orbene,
oggi, qui, io farò il mio coming out, ovvero, dichiarerò apertamente che in una
non tanto nascosta parte di me alberga una cattiveria (o, se volete, diamole un
altro nome) che apparentemente non mi appartiene-
Avete
presente quando ti accorgi che sul parcheggio per disabili si trova stazionato
o il suv del decerebrato, o la macchinetta del ragazzino scemo o quella della
mamma di turno che per scendere in farmacia a comprare il latte in polvere non
può fare più di due metri a piedi? Ecco, in questo caso la mia cattiveria non
mi spinge a chiamare i vigili ma a prendere un fucile a pallettoni e fare una
strage. Pensiero poco consono per una signora? Perché non butto giù nero su
bianco le parole che recito come il rosario nella mia testa. Sarei
immediatamente bannata da Blogger, dalla vita, dal mondo e reclutata, forse,
dai terroristi di tutto il pianeta.
E gli
schiamazzi notturni? La musica dal vivo in piena citta? Altro rischio per
l’incolumità altrui se non possedessi il filtro del buonsenso. La cattiveria si
manifesta in tante maniere,specialmente quando il rumore che proviene dall’esterno
sovrasta di gran lunga il programma tv che stai guardando, col ventilatore
puntato e i nervi a fior di pelle dopo una giornata in balia della canicola.
Ma non so se
il termine “cattiveria” è appropriato per questo tipo di esperienze che ti
forgiano il carattere e te lo deformano. Ti trovi in balia di un sentimento
potente che non assomiglia al lieve disappunto, alla gelosia per amore, all’invidia
per qualcuno meglio di te, per qualcuno che ha più di te. No, è un fulmine che
esplode e spazza via ogni qualsiasi forma di ragionamento ponderato. Quando
vedi o leggi del tipo che posta l’immagine del Duce e sotto una sfilza di “mi
piace”, che puoi pensare? Cosa può partorire la tua mente che non sia un’azione
sovversiva di quelle serie? O quando leggi i molteplici apprezzamenti per
Salvini così, a random, solo perché blatera che i profughi non dovrebbero avere
il cellulare e tutti giù ad offendere e a vomitare insulti senza capo né coda.
A questo punto la cattiveria non si capisce più da che parte stia. Se sono io
che li prenderei a mazzate senza nemmeno pronunciare due parole di
presentazione o loro che scrivono e parlano azionando mezzo neurone e mandando gli altri al prendere il sole a Marina Di Bibbona. Lo ammetto, se il mio
cervello funzionasse la metà di quanto funziona a loro, probabilmente
scatenerei, nel mio piccolo, un inferno fatto di mazzate e parolacce. Mazzate di
persona, parolacce on line. E non avrei pietà per nessuno, fermo restando che
non mi funzionasse la connessione col
cervello. I ragazzini bulli, ad esempio, quella specie di mostriciattoli che ne combinano
di ogni ai danni di qualcuno più debole di loro: nessuna scusa. E’ chiara
la responsabilità oggettiva dei parenti prossimi, ma vuoi mettere quei giovani
futuri delinquenti che superano indenni azioni che hanno il potere di
distruggere la vita altrui? Nel mondo normale, io, voi, tutti coloro che fanno
smodato uso del buonsenso, vivono come alla finestra. Leggono, vedono, sanno ma
per tutta una serie di ragioni sacrosante possono fare ben poco. Come si fa a
prendere a calci nel sedere la giovane e sanissima madre che parcheggia nello
spazio riservato ai disabili senza apparire agli occhi di altri come noi dei
poveri matti da rinchiudere?
Potenzialmente
cattivi, ecco come ci dovremmo chiamare. Buoni per eccesso di buon senso e
cattivi se quest’ultimo prende il volo come un uccellino in gabbia. Peccato o
per fortuna, le gabbie sono chiuse a doppia mandata e noi, volatili ora felici
ora insofferenti, preferiamo di gran lunga la sicurezza delle sbarre ai pericoli
della libertà. Ma quanto mi piacerebbe spiccare il volo.
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