domenica, luglio 16, 2017

LA PROTESTA SUL DIVANO DI CASA

Il caso Fabio Fazio. Non so in realtà se esiste un caso vero e proprio ma quei maledetti 11,7 milioni di euro che il signor simpaticone ha percepito di contratto dalla Rai, hanno un peso vero per l’opinione pubblica. Intanto definiamo bene questa “opinione pubblica”: noi siamo il pubblico e abbiamo un’opinione, quindi, fino a prova contraria, siamo in dovere di dire la nostra. Non serve a nulla starnazzare come sto facendo io su questo blog, tanto Mario Orfeo, Fazio e i dirigenti in toto non lo leggeranno mai. Però la nostra arma, che può far male senza ferire, è il telecomando. sicuramente sto facendo dell’inutile populismo alla Matteo Salvini che tanto odia persone che la sola sfortuna che hanno avuto nella vita è stata quella di nascere nel posto sbagliato, Fazio invece è nato nel posto giusto. Ha conosciuto le persone giuste. Si è fatto amico le persone giuste. Ha allungato metaforicamente la lingua sulle persone giuste. E ha minacciato di mollare capra e cavoli e sbarcare su altri lidi per compensi maggiori rispetto quella che la Rai, del periodo Campo dell’Orto, aveva intenzione di elargire. Parliamo fuori dai denti, Fabio non è né Piero né Alberto Angela. Non ha il talento giornalistico di Mentana, la bravura di Crozza, della Raffaele, della Cortellesi, nemmeno il fegato della Gabanelli e della Sciarelli. Lui è lì che compiace chiunque, per lui Renzi è un idolo e lo sono anche Alfano e Berlusconi. Con tutti si inchina e pone loro domande che neanche Flavia Vento sotto effetto di vino rosso al metanolo farebbe. I monologhi che ci propone all’inizio della puntata della domenica di “Che tempo che fa” sono la cosa più brutta che ha fatto in vita suo dopo Rischiatutto. Già, perchè ha anche realizzato il sogno di condurre il quiz che è la bandiera ufficiale di Mike Bongiorno. Conduzione senza infamia e senza lode, qualche gag con il leggendario Signor No e tutto è scivolato via senza lasciare neanche una soave scia dietro di se. Sono stati eliminati programmi e persone per molto meno. Esempio su tutti, Massimo Giletti, al quale hanno cancellato inspiegabilmente “L’Arena” su Rai 1 che sistematicamente batteva,almeno  per quel segmento, “Domenica Live” di Barbara D’Urso.
Fabietto invece ha avuto la promozione pur di non farlo emigrare. Capirai, con tutto quel talento se ne usufruiva qualcun altro per la Rai tv erano serissimi problemi. Ma, a proposito, quale sarebbe in realtà il vero talento di Fabio Fazio? Per 11 milioni e passa di euro, per come la vedo io, dovrebbe riempire i salotti delle famiglie d’Italia come si riempivano i bar ai tempi di “Lascia o raddoppia”. Se tanto ha avuto effetto la sua minaccia di scappare a La 7, ora vogliamo vedere sul serio di cosa è capace. La cosa che sappiamo è che ha battuto i piedi (un’altra volta) e per non farlo frignare lo hanno spostato su Rai 1 perché Rai 3 forse per lui è da sfigati.
Con tutto ciò, ora tocca a noi. La nostra arma è il telecomando e se la Rai ci impone questi ladri di polli e sborsa cifre che non riceverebbe neanche il ricercatore che debella tutti i tumori di questo mondo e quell’altro, sappiamo cosa fare e come farlo. Piuttosto sintonizziamoci su Fresbee che, tra l’altro, la sera sul tardi ci propone “Torte in corso con Renato” e “Paint your life” che ci guidano dolcemente tra le braccia di Morfeo al ritmo di pasta di zucchero, pan di spagna, cementite e porporina . Niente Fresbee? Allora tutto ma non Fazio, a volte il dissenso si può manifestare anche stando comodamente seduti sul divano di casa, una protesta silente ma sicuramente efficace e, soprattutto, giusta.




1 commento:

Anonimo ha detto...

Brava! La nostra forza è il telecomando. Usiamolo, per lui e per altri che immeritatamente guadagnano cifre stratosferiche in TV. Nemmeno ha senso che si parli di richiesta e mercato. Quell'ometto segaligno con tutta la sua piaggeria interessata può valere una cifra del genere? Ma allora siamo noi telespettatori ad essere coglioni? Ci meritiamo una TV così, anche se poi siamo continuamente a lamentarci? È l'ora di iniziare a fare la nostra piccola rivoluzione casalinga, senza cortei, senza bandiere, ma capace di colpire punti strategici: notorietà e compensi. Cambiamo canale!