domenica, maggio 24, 2015

QUELLO CHE QUALCHE DONNA NON HA PENSATO

Non è che  proprio una brutta canzone, questo no, solo che per me, "Quello che le donne non dicono", non è tutto quel gran capolavoro. E' stata scritta da un uomo e si sente, anche perchè "portaci delle rose, nuove cose e ti diremo ancora un altro si", una femmina ci avrebbe pensato due volte a scriverlo. E' un po' come confermare quello che molti uomini pensano e dicono, cioè, che con un mazzolino di rose e un brillocco, immediatamente dopo siamo in posizione da partoriente pronte allo strapazzo.
"Cambia il vento ma noi no, e se ci trasformiamo un po'è per la voglia di piacere a chi c'è già o potrà arrivare, a stare con noi": in pratica tutto per noi si muove in funzione dell'uomo che ci prenderà. Ci trasformiamo e cambiamo noi stesse, solo per quello. Roba che può pensare e scrivere solo un uomo e mi  ha sempre fatto molta meraviglia sentire ragazze che trovano questo pezzo un capolavoro. Ma come? lotte per dimostrare che non siamo nate dalla costola di nessuno e una canzone butta tutto all'aria? 
Per sintetizzare, secondo Enrico Ruggeri, ci bastano due fiorellini per tirare giù le mutande. Le "nuove cose" possono avere variegate interpretazioni, che so, il regalino, l'invito al ristorante, il viaggetto, il mobilino Ikea. Il "si" può anche intendere un perdono, una resa. Se lui arriva a casa col sacchettino di Gucci o Piazza Italia a seconda dell'Isee, perdoniamo anche quel sabato sera durante il quale ha detto di avere la cena con gli amici della palestra. O il ritardo di 2 ore all'appuntamento. O quella macchia di fondotinta sulla camicina bianca.  A proposito della trasformazione, diciamo che se all'orizzonte intravediamo peluria maschile, ci scapicolliamo dal parrucchiere e se lui ci vuole da mattina a sera col tacco 12, noi ce lo infiliamo anche per andare all'Esselunga a comprare la verdura. Non gli piacciamo col pigiama? Poco male, sottoveste di raso nero anche se fuori sono 4 gradi sotto zero, magari noi preferiamo la flanella almeno per dormire, ma noi ci trasformiamo per chi c'è già e siamo felici così. Per quanto riguarda il "dovrà arrivare", lì la cosa è diversa. E' chiaro che se siamo di rimorchio non ci presentiamo in un locale con la tuta della Diadora. 
Ma è tutto un po' un tornare indietro, questo pezzo dimostra che noi donne siamo quello che siamo, "dolcemente complicate, sempre più emozionate, delicate, ma ci potrai trovare qui, con le nostre notti bianche, ma non saremo stanche neanche quando ti diremo ancora un altro si", martiri col sorriso e pronte al si anche quando vorremmo dire un sonoro e imponente "no". Ma allora, mi domando, cosa ci piace di questo pezzo? Forse il fatto che parla di noi come dei fiorellini di campo immolati al martirio e per l'8 marzo, insieme a "Donne" di Zucchero è un po' la canzone regina della situazione. In realtà non è che ci fa tutto quel bel servizio, penso io, senza troppi giri di parole non ci descrive tanto complicate e nemmeno così emozionate. 
Ruggeri, mi sa tanto, che con il minimo sforzo, ha trovato il modo di prenderci simpaticamente per il culo.

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