Il mio babbo
se n’è andato il 10 febbraio 2015 alle 15,47, se non ricordo male. Era una
bellissima giornata di sole, ed ho pensato che era proprio il giorno giusto per
lui che non amava particolarmente l’inverno. Dedicare un post al mio babbo? Ho
perso così tanto tempo a scrivere di persone che neanche conosco che stavolta
ho deciso di parlare di qualcuno che ho avuto vicino da sempre. Che mi ha fatto
incavolare come una bestia più di una volta, specialmente quando parlavamo di
politica. In famiglia siamo tutti di sinistra ma io ritengo Renzi soprattutto
di destra. Lui no, per lui in quanto del Pd era per forza della nostra parte
anche se parlava come Berlusconi.
Il babbo
nasce come scavezzacollo. A 6 anni già fumava, credo che come partenza non sia
delle più rassicuranti, ma lui è sempre stato un discolo e così è rimasto fino
al 10 febbraio 2015. E’ cresciuto ma è rimasto il bimbo biondo della foto col
carretto che abbiamo a casa. Non è mai stato un genitore semplice da gestire.
Ha bruciato denaro, ha combinato guai, per un periodo è stato assente come
babbo, ma alla fine è sempre riuscito a farsi perdonare perché in fondo era un
uomo davvero buono. Aveva molti amici, non tutti sinceri, ma molti lo sono
stati. Anche quelli nuovi, quelli degli ultimi 7/8 anni, hanno dimostrato di
volergli un gran bene e per lui hanno sempre speso solo belle parole. Era molto
buffo il babbo, specialmente quando sbagliava le parole o leggeva l’inglese
proprio come era scritto. Noi glielo dicevamo, guarda che in inglese la
pronuncia è diversa. Lui però era convinto del fatto che siccome era scritto
Facebook, la pronuncia giusta doveva essere per forza faceboc, sennò lo
avrebbero scritto in un altro modo. Gia, Facebook, per lui era la finestra sul
mondo degli ultimi anni. Seguiva tutta la bacheca con attenzione, passava ore a
scorrerla e a guardare le foto e ogni tanto ci chiedeva di scrivere qualcosa a
suo nome perché ci avrebbe messo troppo con la tastiera del cellulare. Poi aveva
Whatsapp con il quale mandava messaggi anche a noi figliole. Una volta ce ne ha mandato uno vocale che non ho ancora avuto il
coraggio di riascoltare.
Secondo me
il babbo era anche un bell’uomo o perlomeno piaceva molto. Una volta era seduto
davanti casa e dei cinesi gli hanno fatto una foto. Aveva il cappellino colorato
ed era piuttosto sgargiante, chissà, se non altro in Cina qualcuno da qualche
parte avrà un ricordo di lui che magari non ricorda neanche più di avere. Sapeva
ascoltare e amava la compagnia un po’ di tutti. Con lui si fermavano venditori
africani, turisti di passaggio, anziani in cerca di qualcuno con cui parlare,
quando sedeva davanti casa raramente restava da solo. Era Giancarlo, il
Cerrini, il Papa, Ghiacciolo, Charlie, tutti soprannomi che negli anni gli amici
hanno scelto per lui. E a lui piacevano tutti.

Ci ricorderemo
sempre le parole che ci ha detto quel
giorno, quando lo abbiamo lasciato all’ospedale con la mamma prima di venire a
casa a mangiare: babbo tanto ci vediamo dopo, ma te come stai? Io sto bene. E
sono sicura che ora è davvero così.